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LE BALLE DI VELTRONI

Quando Maurizio Pallante ha letto il testo del discorso di autocandidatura alla presidenza del Partito Democratico di Walter Veltroni del 23 giugno scorso, si è messo le mani nei capelli...

Maurizio Pallante - 12/10/2007

Maurizio Pallante da anni combatte la battaglia della decrescita (felice, aggiunge lui: e noi siamo d'accordo). Quando ha letto il testo del discorso di autocandidatura alla presidenza del Partito (Anti) Democratico di Walter Nutella Veltroni del 23 giugno scorso, si è messo le mani nei capelli. E ha scritto un intervento che ci ha autorizzato a pubblicare. Ve ne offriamo qui sotto ampi stralci. (a.m. movimentozero)

Veltroni ha sostenuto che il problema prioritario da affrontare è la crisi ambientale. «La nuova Italia nasce dalla riscrittura di almeno quattro grandi capitoli della nostra vicenda nazionale: ambiente, nuovo patto tra le generazioni, formazione e sicurezza. I mutamenti climatici sono il primo banco di prova di questa vera e propria sfida». ... In relazione alle cause si legge che «l’effetto serra è causato dal modo tradizionale di produrre e consumare energia».

Un’affermazione che di per sé non dice nulla e non offre nessuna indicazione operativa, ma lascia sottintendere che la soluzione del problema energetico, come di tutti gli altri problemi ambientali, sociali e tecnologici sia la ricerca dell’innovazione, una sorta di parola magica assolutamente indeterminata, che tuttavia nel suo sistema di valori deve assumere un valore intrinseco, dal momento che insieme all’aggettivo nuovo ricorre ben 57 volte, col supporto dell’aggettivo moderno e del sostantivo modernità utilizzati 11 volte... Sull’individuazione delle cause non ha detto niente di più. E sulle soluzioni?

La strada per risolvere il problema, secondo Veltroni, «è quella indicata dai tre 20% fissati come obbiettivo al 2020 dall’Unione Europea: + 20% di fonti rinnovabili, - 20% di consumi energetici, - 20% di emissioni di gas serra». Pappa già pronta. Basta copiare quello che dice l’Europa. Ma per copiare bisogna prima capire. Come è possibile considerare dello stesso tipo tre percentuali di cui la terza indica l’obbiettivo da raggiungere e le prime due i mezzi per raggiungerlo? La sua strategia per affrontare il più grave problema della specie umana in questa fase storica, un problema che può portarla all’estinzione, si fonda sulla banale ripetizione di una giaculatoria – fonti rinnovabili e riduzione dei consumi - senza il benché minimo sforzo di indicare le linee generali di come si possano perseguire praticamente questi obbiettivi, a cui attribuisce due valori percentuali a caso - perché non 18 e 24% ? o 14 e 22% ? - senza fornirne la benché minima motivazione, e aggiungendo in conclusione il gran botto di un cortocircuito logico. Al raggiungimento dell’obbiettivo di ridurre complessivamente del 60 % le emissioni di CO2 concorre una riduzione del 20% delle emissioni di CO2. Zac ! È saltata la luce. Ma, quel che è più grave, non se n’è accorto nessuno. Non solo il vecchio saggio Scalfari che non ha sentito questo passaggio perché probabilmente dormiva. Nessuno che abbia fatto un salto sulla sedia, non un buh, non un ortaggio tirato sul palco del Lingotto, non un solo «Ma vattene a casa» come nella memorabile scena del teatro d’avanspettacolo degli anni quaranta descritta da Fellini nel film Roma....

Del resto, per capire che si tratta di parole in libertà, basta fare riferimento a due fatti. Il primo sono gli impegni di ridurre le emissioni di CO2 assunti dall’Italia a Kyoto. Era un modesto - 6,7 % in 20 anni, dal 1990 al 2010, e si è avuto un aumento del 13,5 %. Adesso Veltroni parla del 60 per cento in 13 anni come se fosse una cosa da nulla. Il secondo è di quanto sono aumentate le emissioni di CO2 a Roma durante gli 8 anni in cui, fino ad ora, ne è stato sindaco.

...il candidato alla segreteria del Partito democratico e alla presidenza del Consiglio parte lancia in resta a polemizzare con gli ambientalisti del «no a tutto», rivendicando di essere dalla parte di un ambientalismo dei sì senza peraltro averne nessuno nella sua sporta da sindaco. ...

«Non si può dire no all’alta velocità – attacca - se poi l’alternativa è il traffico che inquina e la qualità della vita che peggiora perché per spostarsi ci vuole il doppio del tempo e il doppio dei consumi e il doppio dell’energia». L’alta velocità è veramente l’unica alternativa agli intasamenti da traffico? … Nel bilancio 2006 di Trenitalia si legge che l’80 per cento dei biglietti emessi sono per viaggi inferiori ai 50 chilometri. Poiché i treni ad alta velocità per essere tali non possono effettuare fermate a distanze così ravvicinate (sulla linea Torino Milano non ce n’è nessuna intermedia), il loro contribuito alla riduzione del traffico automobilistico e dei tempi di spostamento è praticamente nullo. Quanto ai consumi energetici, non solo non li dimezzano, ma li moltiplicano, perché a parità di chilometri percorsi, l’energia necessaria a far viaggiare un treno è proporzionale al quadrato della velocità. … I treni ad alta velocità non possono utilizzare la rete ferroviaria esistente. Bisogna costruirne una nuova in grado di resistere alle maggiori sollecitazioni. Per cui occorrono quantità impressionanti di calcestruzzo. ... La produzione di cemento è un’attività molto energivora che fornisce un contributo rilevante all’incremento delle emissioni di CO2 (per non parlare degli sfregi apportati alle montagne dalle cave) e la cementificazione del suolo naturale comporta la riduzione della fotosintesi clorofilliana, l’unico processo biochimico che assorbe la CO2 e ne riduce la concentrazione in atmosfera.

Per «ridurre il traffico che inquina» e peggiora la qualità della vita, … occorre potenziare i mezzi di trasporto pubblico e porre limiti alla circolazione delle auto private nelle aree urbane. Con quale credibilità si può sostenere di far parte degli ambientalisti del sì presentando proposte che peggiorano i problemi invece di risolverli? … «Non si può dire di no al ciclo di smaltimento dei rifiuti moderno ed ecologicamente compatibile e lasciare che l’unica alternativa siano le discariche a cielo aperto ed aria irrespirabile e nociva». A parte il fatto che non è dato sapere in cosa consista il misterioso ciclo di smaltimento dei rifiuti moderno ed ecologicamente compatibile a cui fa Veltroni riferimento (ma il fatto che sia moderno è una garanzia forse maggiore del fatto che sia ecologicamente compatibile) l’unica alternativa a questo misterioso ciclo è davvero la discarica maleodorante e nociva? Sta forse pensando alla discarica di Malagrotta, che in 8 anni da sindaco non è stato capace di sostituire col suo misterioso ciclo? Si è mai preso la briga di annusare quelle vere e proprie «discariche a cielo aperto ed aria irrespirabile e nociva» che sono i cassonetti dei rifiuti nelle vie di Roma? … Poiché quasi certamente con quella formula allude all’incenerimento senza avere il coraggio di dirlo esplicitamente, i cassonetti stradali di rifiuti indifferenziati ne sono il necessario supporto, sono i magazzini territoriali del suo cibo e quando si fa un inceneritore con un forno da tot tonnellate/giorno bisogna rifornirlo quotidianamente con quella quantità di rifiuti indifferenziati. I cassonetti dovranno continuare a traboccare di rifiuti da bruciare, a essere piccole «discariche a cielo aperto e aria irrespirabile e nociva» distribuite sul territorio comunale, perché se i forni alimentati a misura della loro capacità digestiva già costano più di quanto rendono … figuriamoci quanto denaro in più sarà necessario se si sottoalimentano perché la raccolta differenziata aumenta, si riduce la quantità di rifiuti indifferenziati e, di conseguenza, il numero dei cassonetti-minidiscariche-diffuse che li contengono....

Veltroni aggiunge: «Quello a cui pensiamo è l'ambientalismo dei sì. Sì a utilizzare le immense possibilità della tecnologia per difendere la natura». Chiunque abbia raggiunto i quarant’anni ha avuto modo di vedere come sia stato proprio lo sviluppo tecnologico a distruggere progressivamente la natura. … L’aumento delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera terrestre da 280 a 380 parti per milione e l’innalzamento della temperatura terrestre, da cosa dipendono se non dall’uso di tecnologie sempre più potenti per estrarre quantità sempre maggiori di idrocarburi dal sottosuolo, con cui alimentare impianti industriali dotati di tecnologie sempre più potenti che consumano sempre maggiori quantità di energia per produrre sempre maggiori quantità di oggetti che consumano quantità sempre maggiori di energia per funzionare? Come si faccia ad avere una fiducia così totale nella tecnologia, una fiducia con le caratteristiche di una vera e propria venerazione, è difficile da capire. Tuttavia è anche vero che la difesa della natura attualmente non può più prescindere dalle possibilità offerte dalla tecnologia. … Allora dov’è il discrimine ?

Se la tecnologia viene posta a servizio della crescita economica non può che essere distruttiva nei confronti della natura. Le innovazioni tecnologiche di processo finalizzate ad aumentare la produttività comportano un consumo crescente di risorse, che esaurisce progressivamente - sta esaurendo - gli stock di quelle non rinnovabili ed eccede le capacità naturali di rigenerazione di quelle rinnovabili. … Se l’impronta ecologica dell’umanità nel suo complesso è già oggi superiore alle capacità del pianeta terra e ne richiederebbe uno e mezzo, le innovazioni tecnologiche finalizzate alla crescita del prodotto interno lordo non possono che aggravare progressivamente questi problemi fino all’implosione. … Tutto il discorso d’investitura di Veltroni al Lingotto è un inno alla crescita e alle innovazioni finalizzate ad accrescere la competitività: cioè a produrre sempre di più a prezzi sempre più bassi. … Se cresce il prodotto interno lordo in Italia e nei paesi industrializzati dove il 20 per cento dell’umanità consuma l’80 per cento delle risorse, lasciandone al restante 80 per cento della popolazione mondiale il 20 per cento, non aumenterà inevitabilmente la povertà dell’Africa su cui pure Veltroni si commuove e riversa quantità industriali di buonismo? … Contare sulle potenzialità immense della tecnologia per risolvere i problemi ambientali che sono stati causati dalla crescita della potenza tecnologica significa credere che un problema possa essere risolto rafforzandone le cause. …

Più volte Veltroni nel suo discorso rivendica di essere di sinistra e la persistenza delle differenze culturali e politiche tra destra e sinistra. (Poi) nega lui stesso di esserlo, quando afferma che: «La ripresa economica non è di destra né di sinistra: è un bene per tutto il Paese». … Se l’obbiettivo fondamentale del governo di un paese è la crescita economica e la crescita economica non è di destra né di sinistra, questa distinzione ha ancora senso? … Lui, naturalmente, è dalla parte degli innovatori che combattono contro i conservatori, salvo ammettere che «L'ambientalismo è l'unico campo in cui l'obiettivo più radicale è conservare: conservare un equilibrio naturale. Ma – aggiunge con una capriola logica - è anche l'unico campo in cui l'unico modo per conservare è innovare: dal ciclo di smaltimento dei rifiuti, appunto, alla possibilità di muoversi usando infrastrutture su ferro; dall'uso dell'energia solare all'idrogeno. … A parte il fatto che la possibilità di muoversi usando infrastrutture su ferro risale al 1825 (in Italia al 1839) e quindi non può essere propriamente considerata un’innovazione; … a parte il fatto che il modo più ecologicamente compatibile di trattare i rifiuti è sempre stato il riciclaggio…; che l’energia solare sotto forma di energia termica, eolica e idrica è parimenti stata utilizzata dall’inizio della storia umana prima di essere stata sostituita, in nome della modernità e del progresso, dall’innovazione delle fonti fossili…; che l’idrogeno è un pozzo di San Patrizio in cui si buttano enormi quantità di denaro pubblico nella vana speranza di ricavarne più energia di quella necessaria a produrlo e, se mai si riuscirà a farlo, sarà fuori tempo massimo non solo rispetto alla scadenza del 2020, ma anche del 2050; ... Tutto il resto è un ritorno a tecnologie del passato reso necessario dal fatto che la modernizzazione, la proiezione verso il futuro, le innovazioni hanno dimostrato di non offrire un futuro all’umanità. … Non sono le conquiste scientifiche e tecnologiche in quanto tali, e meno che mai se finalizzate alla crescita, «a consentire di difendere l’aria, l’acqua e la Terra. Le innovazioni tecnologiche di cui c’è bisogno per ottenere questi risultati devono essere finalizzate a ridurre progressivamente le quantità di energia, di materie prime e di rifiuti per unità di prodotto o di servizio fornito. Ma se si produce ciò di cui si ha bisogno consumando meno energia, consumando meno materie prime, producendo meno rifiuti e riutilizzando le materie prime secondarie contenute negli oggetti dismessi, si riduce la crescita del prodotto interno lordo. … Le innovazioni tecnologiche di cui abbiamo bisogno per salvare la Terra e per una più equa redistribuzione delle risorse tra i popoli sono quelle finalizzate alla decrescita del prodotto interno lordo. …

A mio sostegno vorrei riportare le parole non proprio recenti di un uomo politico a cui, tra l’altro, non mi sento particolarmente vicino. «Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. … Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

È un passaggio del discorso pronunciato il 18 marzo 1968 all’Università del Kansas da Robert Kennedy. Uno degli uomini politici a cui Veltroni racconta di ispirarsi.


Fonte:
movimentozero.org
 


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