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Grandi Opere: oltre il PIL, la decrescita
È uscito il nuovo libro di Marco Cedolin Grandi Opere (Arianna Editrice)

Cosa troverai in Grandi Opere?
Grandi Opere non è solo un libro di critica al sistema delle grandi opere e all’ideologia che lo sottende.
La nuova opera di Marco Cedolin si presenta soprattutto come un testo profondamente ispirato ai principi della decrescita, capace di una visione diversa e sorprendente delle dinamiche sociali, economiche e politiche.
Lo sguardo indagatore di Marco Cedolin spazia dai progetti concreti di grandi opere già realizzate e in corso di realizzazione (Mose, Diga delle Tre Gole, Eurotunnel, Tav, l’impero di Dubai, autostrade, inceneritori, navi da crociera, oleodotti e gasdotti), alla documentata denuncia degli intrecci di economia e potere legati al sistema. Dall’acuta analisi della “psicologia da gradi opere” e del modello sviluppista, all’alternativa concreta della decrescita. Dai sacerdoti del progresso, all’uomo qualunque che vive all’insegna della sobrietà, dell’autoproduzione, del risparmio.


Grandi Opere: le alternative ci sono! - intervista a Marco Cedolin

Ecco un estratto da Grandi Opere in anteprima per te!
Nella società del progresso e dello sviluppo la parola “decrescita” praticamente non esiste, è stata epurata dal lemmario della lingua italiana, poiché il solo pronunciarla sarebbe indicativo di un atteggiamento disfattista e antieconomico assolutamente inaccettabile. Quello della crescita è un dogma talmente fondamentale da far si che il suo contrario diventi impronunciabile, se l’economia è stagnante l’informazione parlerà di “crescita zero” se l’economia inizia a decrescere i media diranno che “si cresce meno del previsto”, se la decrescita economica tende a protrarsi nel tempo si parlerà di “crescita negativa”.
Eppure la decrescita economica non contiene in sé nessuna valenza negativa, così come la crescita economica non ne contiene nessuna positiva. Il benessere e la qualità di vita dell’uomo non aumentano in funzione del PIL, poiché il PIL non è un indicatore di benessere, ma semplicemente uno strumento economico finalizzato a contabilizzare la quantità e non certo la qualità. Quando ci ammaliamo le spese mediche da noi sostenute contribuiscono ad aumentare il PIL, ma la malattia non accresce certo il nostro benessere. Quando passiamo ore in coda dentro le lamiere gommate, in autostrada o in tangenziale, il carburante in più da noi consumato incrementa il livello del PIL, ma a detrimento della nostra qualità di vita. Quando prendiamo una multa innalziamo il PIL, ma certamente non il nostro benessere. I rincari delle bollette, della benzina e dei beni di consumo comportano un aumento del PIL ma anche una diminuzione del nostro benessere. L’apertura di un nuovo teatro di guerra in qualche parte del mondo incrementa il fatturato delle aziende che vendono armi e di conseguenza il PIL ma non costituisce certo un elemento di benessere. La costruzione di una grande opera che devasta il territorio in cui viviamo o ammorba l’aria che respiriamo determina un incremento del PIL ma riduce la qualità della nostra vita.
La crescita economica, misurata per mezzo del PIL, è un elemento assolutamente disancorato dal nostro benessere e dalle prospettive qualitative della nostra vita, nonostante i sacerdoti del progresso abbiano continuato a colonizzare l’immaginario collettivo creando l’illusione che la crescita sia dispensatrice di benessere, qualità della vita e felicità.


La Diga delle Tre Gole in Cina: leggi un approfondimento di Marco Cedolin

In una società come quella attuale, psichicamente manipolata affinché ciascuno accetti il modello sviluppista come l’unica maniera possibile di vivere su questo pianeta, la sola parola “decrescita” ha la valenza di una bestemmia irripetibile, evocatrice di sventure e disgrazie. Molte volte l’idea della decrescita viene confusa con il luddismo o il rifiuto sistematico di una società tecnologicamente progredita, nel migliore dei casi viene ritenuta semplicemente un’utopia tanto bella quanto impossibile. Spesso chi propone la decrescita viene stigmatizzato come un asceta che auspica il ritorno ad un passato fatto di baracche senza energia elettrica, viaggi a dorso di mulo e rinunce senza fine. Quasi sempre nell’immaginario collettivo il concetto di decrescita è accomunato ad una prospettiva di disoccupazione, povertà ed angustia, poiché antitetico a quello di crescita dispensatrice di benessere e prosperità.
In realtà i fautori della decrescita non si propongono affatto un ritorno al passato, ma al contrario la costruzione di una società moderna a misura di comunità e territorio che sappia riscoprire la centralità della persona e dei suoi bisogni reali, liberata dall’ossessione dell’economicismo. La decrescita non si propone l’eliminazione dell’economia ma la sua reintroduzione all’interno della società, abbattendone il dominio assoluto su ogni aspetto della vita, così come non rifiuta la tecnologia ma semplicemente ne condanna l’uso distruttivo messo in atto dal sistema della crescita. Una società fondata sulla decrescita si propone di riscoprire la qualità della vita, i rapporti col prossimo, lo spirito della convivialità, l’autoproduzione, il dono, la reciprocità. La scelta della decrescita è un’alternativa che passa attraverso una riduzione di scala, una cultura di empatia con l’ambiente e la natura, l’acquisizione di un nuovo senso del limite e delle proporzioni che sappia riscoprire come “piccolo è bello” e sia in grado di usare le risorse energetiche con raziocinio e in maniera costruttiva.

Chi è Marco Cedolin?
Marco Cedolin vive in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero. Scrittore e  studioso di economia, ambiente e comunicazione, collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web, fra i quali Luogocomune, Socialpress, Cani Sciolti.
Partecipa al Movimento per la Decrescita Felice fondato da Maurizio Pallante e fa parte del Movimento NO TAV valsusino. Ha pubblicato TAV in Val di Susa un buio tunnel nella democrazia (Arianna Editrice), collabora regolarmente alla rivista Consapevole ed ha al suo attivo centinaia di articoli aventi per oggetto tematiche sociali, ambientali e politiche.

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