L’efficacia degli oli essenziali
Valerio Pignatta - 18/12/2008
Sicuramente una delle medicine naturali più efficaci, e però ancora sottoutilizzate visti tutti gli usi che se ne possono fare, sono gli oli essenziali.
Ormai la letteratura scientifica sugli oli derivati dalla distillazione (o da altre forme di estrazione) di piante medicinali e aromatiche è veramente poderosa e comprova ampiamente i benefici che, dal punto di vista terapeutico, si possono trarre assumendo le gocce di questi elisir della salute.
Le attività biologiche dimostrate degli oli essenziali sono le attività antimicrobiche, l’azione sulla muscolatura liscia con effetti spasmolitici e carminativi, l’azione espettorante e le azioni a livello del sistema nervoso centrale.
La prima attività che abbiamo citato è certamente quella con più supporto sperimentale. Le proprietà antinfettive degli oli sono ormai piuttosto conosciute e i risultati di alcuni studi, condotti anche in strutture ospedaliere, sono stati davvero eclatanti in quanto ad efficacia terapeutica.
Virus, funghi, lieviti patogeni, batteri: tutte queste forme viventi possono essere combattute validamente con uno o l’altro degli oli essenziali oggi in commercio.
Ad esempio, gli oli a fenoli come quelli di timo e di origano sono antimicrobici in maniera significativa e soprattutto rispetto a Candida albicans e Pseudomonas aeruginosa. L’olio essenziale di Melaleuca alternifolia invece ha dimostrato attività antibatterica ad ampio spettro, efficace cu 66 ceppi di Staphylococcus aureus (resistenti alla meticillina!), e ai batteri dell’acne.
Per quanto riguarda invece l’azione carminativa e antispasmodica e per la sindrome del colon irritabile gli oli migliori sono risultati essere quello di menta piperita, di rosmarino, di salvia e di zenzero. L’azione espettorante è invece stata dimostrata per gli oli essenziali di Thuja spp., Myrtus communis e di Cymbopogon spp. Non bene invece quello di eucalipto di cui al contrario si fa notoriamente maggior uso in questo senso.
Molti oli possono infine essere utilizzati per ottenere miglioramenti in patologie legate al sistema nervoso centrale. L’attività motoria può ad esempio essere incentivata con l’olio essenziale di rosmarino e al contrario ridotta (con un effetto di sedazione) con quello di neroli. Quest’olio, infatti, può essere utilizzato per ridurre l’ansia in maniera soddisfacente.
Altri oli di uso proficuo, seppur ancora insolito, sono quello di Lavandula vera o di Melissa officinalis per i casi di demenza con comportamento agitato, quello di menta piperita come analgesico, quello di Cymbopogon spp. per la riduzione dei livelli di colesterolo.
Un olio essenziale veramente versatile e utile su molti fronti e quindi indispensabile da tenere in casa è quello di lavanda.
L’elenco delle malattie per cui è indicato quest’olio è davvero lungo e diversificato: bronchiti, cistiti, emicranie, eritemi solari, contratture muscolari, disturbi cardiaci, gengiviti, nervosismo, panico, mal di denti, otiti, pediculosi, punture di insetti, disturbi reumatici, smagliature, disturbi del sonno, ustioni lievi, tosse e qualche altra patologia ancora.
Le sostanze terapeutiche più importanti contenute nell’olio essenziale di lavanda sono quattro:
- linalilacetato;
- linalolo;
- canfora;
- cineolo.
Il linalilacetato fa parte del gruppo degli esteri (responsabili del caratteristico profumo della lavanda) di cui si suppone che (insieme ad altre sostanze) stimolino la produzione di serotonina nel cervello. La serotonina è un ormone che agisce come messaggero chimico nell’organismo con un effetto positivo sull’umore e sullo stato di salute generale. Una carenza di serotonina, infatti, può essere causa di disturbi di origine nervosa, mal di testa, affezioni cardiocircolatorie, insonnia e problemi dell’alimentazione. Lo stress e la sovrabbondanza di stimoli riducono la quantità di serotonina nell’organismo conducendo a stati di nervosismo, aggressività, mancanza di concentrazione e finanche depressione. Il linalilacetato può in questi casi essere d’aiuto perché ha un’azione calmante, rilassante e stimolante del tono d’umore contro le paure.
La farmacopea tedesca, che è tra le più severe e affidabili in Europa, prevede esattamente quali principi attivi e in quali quantità devono trovarsi in ogni varietà di essenza di lavanda. La percentuale di linalilacetato viene rilevata attraverso un esame dei gas e del colore. In ogni caso si dà anche la regola generale per cui più una pianta è cresciuta ad un’altitudine elevata e tanto più sarà elevato il suo tasso di esteri. Per avere efficacia terapeutica un’essenza di lavanda dovrebbe contenere tra il 35 e il 45% di linalilacetato.
Il secondo principio attivo curativo per importanza della lavanda è, come si è detto, il linalolo. Questa sostanza fa parte degli alcoli monoterpeni ed è di grande utilità contro virus, batteri e funghi patogeni. Il linalolo è anche la componente della lavanda che le permette di svolgere un’azione antinfiammatoria, antisettica e rigenerante.
Ci sono poi da considerare gli ultimi due principi attivi in ordine di importanza che abbiamo prima citato: canfora e cineolo, detto anche eucaliptolo. Queste due sostanze, secondo la quantità con cui sono presenti nell’olio, determinano il timbro dell’essenza e la “spettacolarità” degli effetti. La canfora appartiene chimicamente ai monoterpeni mentre il cineolo fa parte del gruppo degli ossidi. Anche questi due principi attivi svolgono un’azione antisettica del tutto comprovata. Tuttavia le loro proprietà più specifiche e importanti sono l’azione rinvigorente, la stimolante, l’espettorante, l’antispastica e l’antipiretica.
L’olio essenziale di lavanda si presenta dunque con una composizione chimica così particolare da essere un tonico del tutto eccezionale in grado di rilassare, rinvigorire, disinfestare e medicare l’organismo al tempo stesso.
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Categorie: Alimentazione e salute