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Tutto cambia perché nulla cambi

Marco Cedolin - 09/06/2008




Basta indugiare per un attimo con lo sguardo verso il problema dei rifiuti di Napoli per avere uno spaccato quanto mai esaustivo del nostro Paese, racchiuso in una babele di contraddizioni costruite ad arte con il solo scopo di produrre l’illusione che si stia cercando di cambiare tutto, mentre invece ogni cosa continua a restare esattamente nella posizione di partenza.

 

Eppure la domanda che chiunque non può evitare di porsi risulta di una semplicità disarmante: perché a Napoli la spazzatura continua a rimanere nelle strade come un bubbone marcescente che ammorba ogni cosa con il proprio lezzo? Mancano forse gli spazzini? Mancano i mezzi deputati al recupero dell’immondizia? Manca il denaro per procedere alla raccolta?

Nulla di tutto ciò, il comune di Napoli dispone di un numero di operatori ecologici superiore (in rapporto agli abitanti) a qualunque altro comune italiano e negli ultimi 10 anni al problema della spazzatura partenopea sono state destinate risorse economiche talmente ingenti da non trovare riscontro in nessuna altra realtà italiana.

Gli spazzini dunque ci sono, i mezzi anche, i danari pure, ma la “munnezza” continua inspiegabilmente ad allignare lungo le carreggiate  e questo fenomeno non può certo essere giustificato (come in molti stanno cercando di fare) con la mancanza degli inceneritori e la scarsità delle discariche. Molte regioni italiane sono prive d’impianti d’incenerimento ma non per questo i rifiuti strabordano dai cassonetti e in quanto a discariche, legali ed illegali, i napoletani pagano da sempre un prezzo più alto di quanto non avvenga per gli altri cittadini italiani.

 

Risulta perciò evidente al di là di ogni ragionevole dubbio come l’emergenza rifiuti a Napoli sia una situazione creata ad arte da alcuni soggetti pubblici e privati che proprio sfruttando lo stato di emergenza permanente riescono a perseguire con successo i propri obiettivi. La multinazionale Impregilo grazie al problema della spazzatura campana ha per lungo tempo maramaldeggiato in compagnia della politica e della camorra costruendo ingenti profitti, prima di abbandonare il bengodi ormai in fase di esaurimento nel novembre 2005, senza pagare alcuna penale grazie ad un decreto legge emanato dall’allora governo Berlusconi. Antonio Bassolino e buona parte della classe politica campana hanno vissuto “di rendita” per oltre un decennio grazie all’ormai cronica emergenza rifiuti che imponeva finanziamenti miliardari e commissari straordinari, così come di rendita ha vissuto la camorra dopo avere compreso che la spazzatura rende molto, perfino più del traffico di droga. La lobby dell’incenerimento, attualmente capitanata da Veolia ed A2A, grazie all’emergenza rifiuti di Napoli potrà costruire in Campania 4 megainceneritori, finanziati attraverso i contributi Cip6 ripristinati per i decenni a venire da Romano Prodi quando già si apprestava a lasciare i banchi del governo. Silvio Berlusconi, sempre accomodante nei confronti di Impregilo e Bassolino durante i cinque anni in cui ha governato il Paese, ha costruito proprio sui rifiuti di Napoli buona parte della propria vittoriosa campagna elettorale e ora si dice pronto a muovere l’esercito e l’immarcescibile genio di Guido Bertolaso, il tutto foraggiato da nuovi finanziamenti, purché l’emergenza continui a rimanere tale, perché in fondo il business è tutto lì, dentro ai sacchetti affastellati l’uno sopra l’altro, in bella vista ai bordi delle strade.

 

 

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Categorie: Ambiente,Emergenza Rifiuti











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