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Decrescita: un’ eresia o la soluzione?

a cura della Redazione di Natura & Città - 03/01/2008




Il 24 ottobre scorso si è tenuta a Cesena la conferenza di Maurizio Pallante; organizzatori della serata sono stati Librarci, l’Associazione L. Lama e MIZ (Movimento Impatto Zero), nato circa un anno fa, che si è attivato per diffondere la cultura della raccolta differenziata porta a porta, l’unico modo di gestione efficace dei rifiuti in Italia che va di pari passo con il riciclo, e per la raccolta di firme riscuotendo un notevole risultato: otto quartieri su dodici, a Cesena, hanno aderito.
L’intervento del giornalista Pietro Bellucci ha sollevato un problema prima di tutto culturale rispetto alla Decrescita, “è una tesi eretica e blasfema, perché parlare di decrescita al mondo d’oggi è blasfemo. L’humus culturale e di pensiero che pervade tutta la nostra società ci spinge allo sviluppo forsennato e ipertrofico, a partire dal modo di dare le notizie. È eretico venire a sentire una conferenza in cui vengono trattati questi argomenti. Quando è stata eletta la nuova giunta ho intervistato Leonardo Belli, assessore allo sviluppo economico, che aveva espresso le sue perplessità, dato che siamo arrivati a un punto in cui continuare a spingere verso uno sviluppo ulteriore è controproducente, bisognerebbe procedere piuttosto verso uno sviluppo sostenibile; a seguito di quelle affermazioni Belli fu aspramente criticato da soggetti dell’associazionismo economico e da altri rappresentanti politici”.
Quella della crescita è la superideologia che ha unificato tutte le ideologie; infatti lo scontro tra destra, centro e sinistra è solo sulla divisione della torta. Senza chiedersi se è avvelenata. La decrescita spinge per andare avanti in un’altra direzione. C’è un pregiudizio nei confronti di questa parola che per lo più si confonde con la sobrietà, come se fosse un meno. In realtà la decrescita pone l’essere umano al centro, come fine delle attività produttive. Ma che cos’è la Decrescita e cosa propone? In che modo può migliorare la qualità della nostra vita e dell’ambiente in cui viviamo? La crescita non misura i beni, ma solo oggetti e servizi, merci scambiate per denaro. Un valore monetario riferito a qualcosa che si compra e si vende. In questo contesto chi produce quello che consuma, come un contadino nel suo orto, o le casalinghe non sono considerate, dato che non producono PIL; anzi chi produce beni da sé fa calare il PIL dato che, invece di comprare merci, consuma ciò che coltiva.
Merce e beni in realtà sono due concetti opposti: ci sono beni che non sono merci e merci che non sono beni. Un esempio: se vado in automobile da A a B e incontro code, aumenta il prodotto lordo e se poi per lo stress vado a sbattere, aumenta il Pil: riparazioni, ospedale, farmaci. Il massimo della felicità.

Decrescita = Ricerca e Innovazione
Un altro esempio: in Italia riguarda il riscaldamento delle case: mediamente consumiamo 20 litri di gasolio per mq, mentre in Germania ne consumano, per legge, meno di 7 litri a mq. Hanno case più fredde o hanno meno dispersione di calore e investono di più sulla qualità di materiale edilizio e ristrutturazioni?
Per fare una casa che consuma sette litri piuttosto che venti ci vogliono più innovazioni tecnologiche rivolte alla qualità piuttosto che al valore monetario. Nella società della crescita l’intento è quello di far aumentare la produttività a tutti i costi: crescita continua del consumo di risorse, tecnologie a forte impatto ambientale (prodotti di sintesi chimica), crescita dei rifiuti.

Migliore qualità della vita
La Decrescita prevede una riduzione della quantità di risorse e di conseguenza di rifiuti, per il conseguimento di una qualità della vita migliore. Non si tratta di tornare indietro ma di andare avanti in un’altra direzione, che riduca la nostra impronta ecologica, imitando invece di stravolgere i processi naturali. La sobrietà è stata derubricata a taccagneria, mentre è rispetto delle risorse della terra, riscoperta dell’autoproduzione che riduce enormemente l’impatto ambientale e l’impronta ecologica. Anche nella gestione dei rifiuti il porta a porta (di cui abbiamo un esempio proprio in questo periodo a Forlimpopoli) è un mezzo importante: recuperare le materie prime invece di buttarle, ma, prima di tutto, ridurre la quantità dei nostri rifiuti grazie ad un modo di produrre più intelligente.
L’economia della crescita tende a mercificare tutto della vita, anche i rapporti, sminuendo l’importanza delle relazioni personali non basate sul denaro. Il PIL cresce con l’aumento dell’insicurezza sociale, mentre il coraggio, la generosità, il rispetto delle persone rendono la vita degna di essere vissuta. E non basta fare scelte di vita, e scelte di vita economica, in questo senso; è necessario che l’autorità pubblica inserisca norme di edilizia che rendano le case ecologiche e rivolga l’attenzione non al guadagno e ai bilanci, ma alla qualità della vita dei cittadini. Purtroppo al momento la classe politica è lontana mille miglia dai temi proposti da Pallante. Un altro problema molto sentito e di cui si discute molto è quello del lavoro; ma troppo spesso si identifica il lavoro con l’occupazione, ossia lavoro svolto in cambio di denaro. Il contadino che vende modeste eccedenze non è considerato e neppure le casalinghe che lavorano in casa. Si pensa che la crescita crei occupazione, in realtà aumenta la produzione e diminuisce l’occupazione perché le tecnologie utilizzate aumentano la produttività. Dal 1960 al 1999 il Pil è triplicato, ma l’occupazione è rimasta pressoché ferma:  22.200.000 nel 1960, 22.400.000 nel 1999.
Il concetto di crescita illimitata ha come vittima lavoratrici e lavoratori di un sistema produttivo che si basa sulla compressione dei costi e dell’ambiente.
Una volta era il lavoro che costituiva il mezzo per l’affermazione della propria identità ora è il consumo; siamo ciò che consumiamo.
La decrescita è l’unica maniera di fare aumentare l’occupazione: produrre realmente quello di cui si ha bisogno, in beni e non in merci monetizzabili. Al giorno d’oggi si è persa la cognizione che è possibile costruire dei rapporti personali non basati sul denaro. Il Movimento antimonetarista di Marcel Mauss propone un’alternativa: scambi basati sul dono e la reciprocità. Molte civiltà, in epoche e continenti diversi, avevano una struttura economica e sociale fondata su tre principi: obbligo di donare, obbligo di ricevere, obbligo di restituire più di quello che si è ricevuto. Questa modalità crea veramente ricchezza!
Il massimo della distruzione del rapporto tra persone è il supermercato, mentre il mercato locale è basato proprio sul rapporto umano. Il dono è uno scambio del tempo, di abilità, e le Banche del Tempo cercano di instaurare dei rapporti personali senza scambio di denaro. E per quanto riguarda i beni di consumo, l’alternativa c’è: i GAS sono famiglie cittadine che si riuniscono e che comprano sapendo ciò che mangiano, pagando di meno, e si riforniscono direttamente dal contadino che a sua volta guadagna di più, grazie alla filiera corta. Se riduco la distanza tra luogo di produzione e luogo di consumo diminuisce il consumo di prodotti fossili e di conseguenza migliora la qualità della nostra aria. I GAS rientrano nella mercificazione, ma rispetto al supermercato reintroducono il rapporto umano, re-incorporano un rapporto relazionale con le persone e la natura.
Questi i punti fondamentali della Decrescita: il risparmio energetico, la lotta agli sprechi, un diverso modello di consumo, e una riorganizzazione del lavoro. Per potersi affermare la decrescita richiede una nuova organizzazione sociale e distributiva delle ricchezze e una battaglia sociale per far avanzare i diritti dove sono assenti. La decrescita non è una diminuzione del benessere, non c’è rinuncia, ma anzi c’è un aumento del benessere.
  

Fonte: Natura & Città - Nel Cuore della Romagna
rivista bimestrale gratuita, anno II numero 10, gennaio 2008

 

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