Salute, vaccini e sistema immunitario
Riconoscere la nostra capacità di cura innata per riscoprire il sofisticato e imponente “potere di salute” presente in ognuno di noi
Gianpaolo Giacomini - 30/10/2014
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Porsi delle domande e giungere a delle risposte deve portarci a divenire esseri sempre più adattati all’ambiente, integrati e fusi con l’ecosistema.
La realtà dei fatti attuale appare molto discordante con questa legge evolutiva: ci troviamo sempre più, fisicamente e psichicamente, malati e siamo terrorizzati al punto che ci imbottiamo di farmaci senza preoccuparci degli effetti che questi veleni (drugs nel mondo anglosassone) possono provocare non solo in noi, ma anche nell’ambiente che ci circonda.
Vaccini: protezione o pericolo?
Tra le “ultime” grandi conquiste della medicina, che afferma, tra le altre cose, un allungamento e un miglioramento della qualità di vita, ci sono i vaccini.
Ma da cosa ci proteggono i vaccini? Dai batteri, dai virus, dai parassiti, tutti piccoli esseri che hanno un unico scopo nella loro insignificante vita: sterminare la razza umana. È questo che la scienza vuole farci credere?
Pare che tutto venga visto come un potenziale pericolo e la ricerca è rivolta sempre più alla lotta contro questi esseri, con i quali invece condividiamo da millenni la nostra esperienza terrena. È necessario acquietarsi di fronte ai problemi e riflettere su alcune questioni che riguardano noi in quanto esseri viventi e il rapporto che abbiamo prima di tutto con noi stessi e con gli altri. È necessaria una revisione dei concetti di malattia, del ruolo dei batteri e dei parassiti nel delicato equilibrio della vita.
L’essere umano ha l’opportunità di osservare, riflettere e quindi operare una scelta.
Avere dei figli, ad esempio, è sempre più visto come una scelta e non più come un “dovere” nei confronti della comunità, e in quanto tale dev'essere consapevole. Non possiamo più accettare che ci sia qualcuno che può pensare a noi più di quanto noi possiamo farlo autonomamente.
Conoscere i reali perché della vita è un diritto, dovere e imperativo morale ed è ciò che di meglio possiamo fare per i nostri figli e per noi stessi.
Cosa ci dice il DNA di scarto
Il bambino riassume il cammino della nostra specie, ed è pertanto anch’esso soggetto alle leggi di evoluzione (miglioramento generazionale) e di selezione (rafforzamento tramite il contatto con gli eventi esterni, siano essi sociali/culturali che naturali).
Egli riceve dal DNA dei genitori tutte le informazioni presenti nel codice genetico “familiare”. La maggior parte dei geni è “silente” ma comunque presente e rappresenta un “peso” evolutivo che potrebbe un giorno essere “risvegliato” da una serie di condizioni ambientali, ormonali, nervose e psichiche che vengono studiate dall’epigenetica. Il risveglio dei geni disattivati che rappresentano la componente strutturale del nostro DNA potrebbe causare anche la riattivazione di patologie silenti, soppresse ma presenti nel materiale ereditario, portando all’involuzione dell’essere.
Il DNA è un codice universale, ovvero uguale per tutti gli organismi viventi.
La sua struttura di base è composta da semplici molecole chiamate nucleotidi, in numero di quattro. Attraverso la combinazione di questi semplici quattro nucleotidi, accoppiati in triplette, si ottiene un codice che produce 64 combinazioni di messaggi.
Questa è, molto semplicemente, la base del codice della vita.
Tutto ciò che esiste ruota attorno a questa struttura codificante messaggi.
La parte codificante del DNA - i così detti “geni fissi” - rappresenta solamente il 2% di tutto il nostro genoma. Il rimanente 98% è considerato dalla scienza “spazzatura” o “scarto evolutivo” (junk DNA). Di questo 2% di geni fissi solamente un 1,5% effettivamente è attivo. Il progetto genoma ha stimato che di questo 1,5%, solamente un 1,2% sia composto da geni appartenenti alla specie umana, il restante DNA è un insieme di geni derivanti dal processo evolutivo, quindi appartenenti alla nostra storia.
A conti fatti, risulta che la componente umana del nostro codice genetico è rappresentata solamente dallo 0,00036% del DNA presente nel nucleo di ogni nostra cellula.
La Vita è relazione
Ci si può chiedere inoltre come sia possibile che un batterio, o ancor di più un virus, che rappresenta una delle nostre possibili componenti evolutive, (il virus è proprio un frammento di DNA o di RNA) possa tanto nuocere a un organismo complesso quale quello umano, dotato di un sistema di difesa avanzatissimo.
Tutti i microorganismi che ospitiamo, con cui veniamo a contatto, che ci infettano e “influenzano” sono poi così forti rispetto a noi umani?
Possibile che, pur portando dentro di noi informazioni appartenenti al processo evolutivo intero e ospitando in noi miliardi di parassiti (si calcola un rapporto di dieci parassiti per ogni cellula del corpo umano) non siamo in grado, autonomamente e senza l’ausilio di farmaci e vaccini, di difenderci o, meglio ancora, convivere con questi microorganismi?
La Vita è un equilibrio costante tra universo interiore ed esteriore e la relazione è la base della Vita sulla Terra. Senza relazione, quindi in uno stato di isolamento, la vita sarebbe impossibile, e non porterebbe a un’evoluzione.
La Vita è un sincronismo meraviglioso tra esseri viventi differenti.
Domande scomode
A questo punto possiamo porci delle domande e trarne delle considerazioni sulla base di quanto esposto precedentemente: che effetto potrà avere un farmaco, quale ad esempio la tachipirina, il cui effetto è quello di inibire la risposta immune nei confronti di un invasore, la cui massima attivazione si riscontra nella risposta febbrile? Sicuramente la soppressione della voce dell’Io.
Che effetto potrà avere un antibiotico, il cui effetto è sterminare i batteri presenti nel nostro organismo, quando tale compito è proprio la specialità innata del sistema immunitario? Senza dubbio la mortificazione dell’Io.
Che effetto potrà avere un vaccino, il cui obiettivo è sensibilizzare e attivare il sistema immunitario verso un micro organismo che nei fatti non è realmente presente? Molto probabilmente la confusione dell’Io.
È giusto sopprimere le risposte innate dell’organismo che da millenni ci proteggono dai parassiti e permettono il processo evolutivo determinando, in ogni essere, la sua propria individualità? È evolutivamente corretto privare il corpo del potere immunitario nei confronti degli invasori, viziandolo con l’utilizzo di farmaci antibiotici che passivamente ci difendono da ciò che “non sono Io”? Ed è altrettanto corretto confondere l’immunità somministrando vaccini che non rappresentano la realtà quotidiana vissuta dall’essere umano, in particolare somministrando ben sei vaccini in un'unica dose? Sarà mai possibile, in natura, entrare in contatto con sei microbi differenti allo stesso tempo? O è forse questo un paradosso biologico, scientifico? - Come sancisce l'OMS -.
Se la salute rappresenta la piena realizzazione delle potenzialità dell’individuo, che si esprime nel riconoscimento del sé, come possiamo raggiungerla se permettiamo la soppressione di noi stessi, l’accettazione della nostra incapacità ad affermarci, e viviamo confusi in uno spazio e tempo virtualmente indotti e praticamente inesistenti?
È necessario un cambio di paradigma: rompere lo schema della paura nei confronti di ciò che è diverso da noi, smettere di pensare di essere “vittime” della vita e inevitabilmente soggetti alle invasioni dei microbi e alle malattie; è fondamentale invece riconoscere la nostra capacità di cura innata, reintegrarci nell’ecosistema, rispettarne i bioritmi naturali e riconnetterci al nostro sé superiore, dove risiedono tutte le risposte alle nostre domande.
Il sistema immunitario
La capacità di farci vivere in equilibrio le relazioni con il mondo esterno ci è data dal sistema immunitario.
Esso è il protagonista di questo delicato compito: conferire identità all’essere vivente, rimuovendo, in primis, tutto ciò che “non serve” al processo evolutivo di quell’essere. Il primo compito del sistema immunitario, in particolare nel bambino, è rimuovere tutte le informazioni, sostanze, tossine che rappresentano una possibilità involutiva nei confronti della vita e dell’essere.
Esso per primo compie ciò che possiamo definire una “pulizia del DNA”, per far si che il bambino possa essere nel corpo ciò che egli è destinato a essere in un piano più “sottile”. Il suo compito non è proteggerci da ciò che è estraneo a noi (il not-self), ma primariamente riconoscere ciò che è il noi (self).
Il processo del “Conosci te stesso” Socratico inizia nel momento in cui dal nostro corpo vengono eliminati tutti i condizionamenti che impediscono alla nostra vera essenza di manifestarsi.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 38
Categorie: Critica al Sistema Sanitario
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