Partorire in casa: come organizzarsi, i vantaggi e la questione della sicurezza
Christian Tal Schaller - 02/02/2009
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Tratto dal libro La salute di mamma e bambino di Christian Tal Schaller.
Questa è una scelta fatta in tutta coscienza e conoscenza di causa dai genitori e necessita, da un lato, di una gravidanza normale e, dall’altra, di un parto che non presenti a priori particolari difficoltà (presentazione podalica, malformazioni o malattia riconosciuta del nascituro, patologia della madre).
Ora, rispondendo a queste condizioni basilari, ci si deve organizzare bene e soprattutto prevedere un aiuto alla puerpera, che rischia d’essere ancora troppo stanca per occuparsi di tutto, almeno per la prima settimana; essa deve essere completamente disponibile per il neonato e per iniziare l’allattamento; perciò, se il padre non può essere presente, la cosa migliore è chiedere la collaborazione della nonna, di una sorella o di un’amica.
La questione della sicurezza
Attualmente, si comincia a riconoscere che, contrariamente a quel che crede la maggior parte dei medici e della gente, il parto in casa non è più rischioso di quello in clinica, o in ospedale (naturalmente sempre che la gravidanza non lasci prevedere particolari patologie).
Nei Paesi Bassi, dove questa pratica è molto diffusa e ben organizzata (ambulanze appositamente attrezzate ecc.), la mortalità prenatale è una delle più basse al mondo (inferiore a quella degli altri paesi occidentali).
Nei paesi francofoni e latini vi sono ancora molte reticenze, quasi certamente legate a una sorta d’appropriazione dei ginecologi nei confronti delle partorienti.
Ciò nonostante, è chiaro che un ambiente ipermedicalizzato tende a trasformare la patologia in un fenomeno normale, anche quando non lo sarebbe: più si moltiplicano gli interventi medici, anche se benigni come l’episiotomia, e gli strumenti medici come il monitoraggio delle contrazioni uterine (tracciato), più si moltiplica lo stress – e si sa che la tensione genera varie patologie.
I vantaggi
Alcune donne hanno paura dell’ospedale (sovente in seguito a brutte esperienze), e altre sono intimorite dal parto in casa. Per le prime, il fatto di essere a casa loro, nell’ambiente familiare, è un fattore rassicurante non trascurabile. La cosa che sottolineano quasi tutte le donne che hanno fatto questa esperienza è l’impressione di essersi riappropriate del proprio parto, in cui il compagno ha sovente un ruolo essenziale.
Quanto all’ostetrica (o ginecologo), si limita ad accompagnare l’avvenimento, soprattutto osservando il comportamento della partoriente, lasciando il più possibile in secondo piano le capacità tecniche (evita per esempio l’eccesso di controlli vaginali). In compenso, avendo probabilmente studiato le medicine dolci, la levatrice può intervenire nei momenti più delicati con l’omeopatia, o con l’agopuntura, molto utili per risolvere i piccoli problemi del parto, quali mal di schiena, contrazioni deboli ecc.
Spesso, i partecipanti rimangono impressionati dalla calma e in particolare dall’assenza di crisi, sia della mamma sia del bambino. Siamo sovente così condizionati che ci si aspetta che il bimbo urli uscendo dall’utero materno, mentre non è assolutamente inevitabile; infatti, questi neonati sono silenziosi, si guardano tranquillamente intorno, studiano il loro nuovo ambiente, si comportano perfettamente bene! In seguito, si rivelano generalmente bimbi calmi e tranquilli.
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Categorie: Alimentazione e salute
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