Ovaio policistico - Le soluzioni della medicina alternativa
Omeopatia e fitoterapia sono una valida alternativa all’utilizzo della pillola anticoncezionale nel trattamento dell’ovaio policistico
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La dottoressa Marialessandra Panozzo ci spiega che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico, come viene diagnosticata e trattata nella prassi convenzionale e quali sono le alternative della medicina complementare alla dilagante prescrizione della pillola anticoncezionale come terapia per questa patologia.
Che cos’è l’ovaio policistico e come viene diagnosticato?
L’ovaio policistico è un disturbo a livello dell’asse endocrino-metabolico.
Spesso vi è una sovradiagnosi di ovaio policistico.
Oggi, a mio avviso, c’è la tendenza a considerare tutte le ragazze che hanno un qualche tipo di disfunzione ormonale come affette da ovaio policistico.
Ho verificato che, in molti casi, l’ovaio policistico viene diagnosticato dopo la sola ecografia, mentre in realtà la maggior parte delle giovani donne a cui viene fatta questa diagnosi ha soltanto delle disfunzioni ovariche. Ci possono essere delle piccole cisti perché le ovaie non riescono a produrre un unico follicolo per l’ovulazione e restano bloccate con dei microfollicoli: questo solo aspetto non basta per fare la diagnosi di ovaio policistico.
L’ ovaio policistico (PCO) è una malattia ben precisa in cui sono presenti cisti ovariche, valori ormonali alterati nell’esame del sangue, flussi in ritardo, la tendenza all’acne o alla peluria in eccesso. Nel tempo, se il problema dell’ovaio policistico dovesse persistere, anche perché trascurato, vi può essere insulino-resistenza con la tendenza al diabete, piuttosto che all’obesità, alla pressione alta ecc.
In conclusione, l’ovaio policistico deve essere diagnosticato in maniera precisa, non per il solo fatto che nell’ecografia si vedano delle cisti.
Quali consigli possiamo dare alle mamme di figlie giovani con l’ovaio policistico che non hanno, ancora, delle esigenze di tipo contraccettivo? Assumere la pillola è davvero l’unica soluzione proponibile?
Assolutamente no.
Innanzitutto è vero che la pillola blocca le cisti ovariche, ma questo accade perché la pillola sopprime i sintomi congelando tutte le funzioni delle ovaie; non le aiuta a imparare a lavorare, semplicemente si sostituisce a esse, nella speranza che, smettendo l’assunzione, poi esse riprendano un’attività regolare, cosa che invece spesso non succede.
Infatti, molte ragazze che avevano una mestruazione irregolare prima di prendere la pillola, spesso, poi, quando la sospendono, vanno in amenorrea post pillola. La pillola non è una vera terapia: dal mio punto di vista, come omeopata, è proprio una controindicazione per le ragazze con un ciclo irregolare.
In tal caso è preferibile sottoporsi a un trattamento di medicina olistica, che aiuti a riequilibrare e riattivare l’attività delle ovaie.
L’ovaio policistico è una condizione di disfunzione ovarica e perciò le ovaie devono essere rieducate a lavorare. La medicina olistica, in particolare quella omeopatica, lo può fare tranquillamente.
In che modo l’omeopatia può aiutare queste ragazze a ritrovare un ritmo endocrino e metabolico corretti?
Sicuramente la terapia più efficace è il rimedio omeopatico, che viene dato, come sempre in omeopatia unicista, a livello personalizzato:ci vuole un colloquio omeopatico di 30-60 minuti per riuscire a individuare i temi salienti della persona e trovare il rimedio che riporta in equilibrio l’organismo in maniera definitiva..
Ci sono altri rimedi naturali utili in questa patologia?
Sì, potrebbero essere di aiuto anche molti prodotti di fitoterapia.
Ci sono delle piante, ad esempio, che sono estrogeniche, come la salvia, oppure che hanno una maggiore componente progestinica come l’alchemilla: entrambe possono essere usate nei disturbi dell’ovaio policistico, a seconda dei tipi di dosaggi ormonali della ragazza che ci troviamo davanti.
Non da ultimo, visto che si è parlato di insulino-resistenza, è molto importante l’aspetto alimentare: se una ragazza soffre di ovaio policistico, deve sicuramente imparare a mangiare in maniera più corretta (evitare zuccheri semplici, dolci, latticini, prediligere gli alimenti che aiutano a drenare il fegato, ad andare di corpo e a urinare con regolarità).
Nella patologia dell’ovaio policistico c’è un eccesso di ormoni maschili rispetto a quelli femminili e quindi c’è facilmente un conflitto tra il desiderio di diventare donna e la difficoltà che questo comporta.
Possiamo senz’altro dire che nel PCO c’è un importante componente psicologica e una correlazione con il vissuto della donna.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 38
Categorie: Critica al Sistema Sanitario
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