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Nel bosco a passo di bambino

Come ritrovare il contatto con la natura facendosi guidare dallo sguardo sognante e acuto dei più piccoli

Marianna Gualazzi - 01/09/2014




Ieri sono stata in collina con la mia famiglia. Per sfuggire al caldo torrido dell’agosto cittadino, abbiamo cercato ristoro in un laghetto naturale a quaranta minuti di macchina da casa. 

Circondato da boschi di querce e castagni, il lago è una piccola oasi di pace e frescura. 

Stesa sulla riva ho contemplato il bosco. Sembrava non esserci vento, eppure, aguzzando la vista e puntando lo sguardo sulle cime più lontane degli alberi, si poteva coglierne il leggero movimento ondivago. Era come se un’enorme mano le stesse accarezzando.

Incantata da quel movimento, mi ci sono persa per parecchi minuti, fino a che non mi sono sentita in sintonia con il respiro del bosco. Tutte le cime fluttuavano al ritmo di un impercettbile vento, una danza di vita magnetica a cui lo sguardo e il cuore rimanevano incollati. 

Ho passeggiato nel bosco insieme ai miei figli. Abbiamo raccolto e mangiato le more. Abbiamo visto i segni lasciati dal passaggio dei cinghiali. Abbiamo osservato il muschio che ricopriva grandi massi emergenti dal terreno, segno della vecchia frana che ha creato il lago.

E siamo arrivati fino al campo indiano.

Il campo è stato costruito da un uomo che ha deciso di abbandonare la via dell’uomo bianco e di farsi indiano d’america. Ha eretto nella radura tra un altro piccolo lago e la foresta circostante una villaggio di quattro, cinque tepee. Qui vive in estate e in inverno, accogliendo tutte le persone che vanno a visitare il campo con racconti sulla vita e sulla spiritualità indiane. Ha lo sguardo chiaro e i modi di fare pacati e lenti dei grandi saggi.

I bambini si siedono in cerchio attorno a lui, come ipnotizzati. Lui li guarda negli occhi, dice loro quale animale totem hanno dentro e racconta come gli indiani vivessero nella natura e con la natura. L’atmosfera che ci crea è spesso magica e coinvolge grandi e piccini, che si godono un momento di pace e di incanto fuori dal tempo. 

In questo nuovo numero di ViviConsapevole ci sono tanti spunti per ritrovare il contatto con la natura. Andar per boschi in questo autunno che si avvicina, alla ricerca di funghi, castagne o semplicemente per farsi rapire dal vortice di rossi, gialli e marroni che infuoca gli alberi, è una bella occasione per ricaricarsi, dopo una settimana lavorativa passata tra le pareti dell’ufficio e quelle di casa.

È dimostrato che il contatto continuo e prolungato con la natura ci fa star bene: non solo migliora il tono del nostro umore, ma rafforza tutto il sistema di difesa del nostro corpo.

Stare nella natura ci fa vivere più felici, più sani e più a lungo.

Non perdete occasione per una passeggiata fuori porta, o anche solo, se l’avete, per godervi il vostro giardino: magari potreste pensare di straformare il prato inglese in una foresta commestibile (abbiamo parlato di food forest su ViviConsapevole #35).

Le occasioni sono molteplici. Il mio consiglio: se potete portate con voi i vostri figli o nipoti, perché una giornata nella natura con i bambini non ha prezzo.

Camminate al loro ritmo, fermatevi quando si fermano loro, guardate come guardano loro e scoprirete quanti e quali mondi magici si nascondono in una foglia, in un sasso, in una ghianda, nell’impronta di un animale.

E chissa che, cammina cammina, non troviate anche voi un campo indiano... 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 38


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Categorie: Turismo Responsabile,Ambiente,Crescita Personale


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