“Matrimonio all’inferno”: la Bayer ha comprato il gigante Monsanto
L’accordo fra le due industrie produttrici di farmaci e pesticidi rischia di porre fine alla biodiversità e alla libertà alimentare mondiale
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Il gruppo chimico-farmaceutico tedesco Bayer ha comprato il gigante Monsanto, multinazionale statunintense delle biotecnologie agrarie, con un accordo commerciale da 66 miliardi di dollari, dando luogo così alla maggiore compagnia di semi e pesticidi al mondo e all’acquisizione aziendale più imponente del 2016.
A questa fusione sono subito seguite preoccupazioni da parte di politici, scienziati, enti regolatori, agricoltori e attivisti che definiscono l’accordo come “un matrimonio fatto all’inferno”.
Un disastro ambientale e alimentare
«Siamo contenti di annunciare l’unione delle nostre due grandi aziende», ha dichiarato Werner Baumann, l’amministratore delegato della Bayer, che ha continuato dicendo che «la combinazione delle nostre due grandi organizzazioni porterà del valore sostanziale agli azionisti, ai nostri clienti, ai nostri impiegati e alla società in generale».
Tuttavia gli ambientalisti e gli agricoltori invitano a fare attenzione perché l’accordo potrebbe portare a una riduzione nella varietà dei semi, a un aumento delle coltivazioni geneticamente modificate, a un aumento del costo del seme e quindi alla fine del costo totale di raccolti e cibo.
Adrian Bebb – attivista di Friends of the Earth, la maggiore rete internazionale di organizzazioni ambientaliste – ha dichiarato infatti che questa acquisizione «minaccia di confinarci ulteriormente verso l’agricoltura industrializzata alle spese della natura, dei contadini e della popolazione in generale». Ha anche aggiunto che «questa megasocietà farà del suo meglio per immettere con la forza pesticidi dannosi e semi geneticamente modificati nel nostro Paese».
Dal canto loro la Bayer e la Monsanto sperano che l’accordo, che sarà soggetto ad approvazione normativa da entrambe le sponde dell’Atlantico, sarà concluso entro al fine del 2017. Inoltre, a causa delle difficoltà attese per concludere l’affare, la Bayer ha deciso di pagare 2 miliardi di dollari alla Monsanto se l’accordo crolla per problemi di concorrenza.
Tuttavia, mentre le due aziende sottolineano il loro impegno verso pratiche agricole innovative per contribuire a nutrire in un modo sostenibile i 3 miliardi di persone aggiuntive che saranno nate entro il 2050, gli ambientalisti e gli attivisti anti-OGM temono giustamente che succeda l’opposto.
Aisha Dodwell – un’attivista di Global Justice Now, organizzazione democratica britannica per la giustizia sociale – descrive infatti questa unione come un «disastro per il sistema alimentare mondiale» perché «la creazione di questo megabusiness agroalimentare significherebbe che un unico colosso aziendale diventa oggi la maggiore azienda al mondo sia per i semi sia per i fertilizzanti, mettendo tutti gli input agricoli mondiali sotto il suo controllo».
Gli attivisti hanno promesso di protestare ancora, come già hanno fatto a partire da maggio quando la Bayer aveva tentato il suo primo approccio alla Monsanto.
Sono tutti preoccupati per la possibile introduzione in Europa dei semi geneticamente modificati da parte della Monsanto, descritta spesso come l’azienda più malvagia al mondo.
Dai gas letali ai pesticidi
A livello storico, la Monsanto e la Bayer hanno una lunga vicenda. Le competenze di queste aziende erano quelle acquisite con le due ultime guerre mondiali. Esse costituivano infatti un’unica speculazione economica conosciuta come Mobay e facente parte del cartello velenoso della IG Farben. Erano specializzate nel produrre esplosivi e gas letali utilizzando le stesse tecnologie e vendendo i loro prodotti a entrambi i fronti durante le guerre mondiali.
Inoltre fornirono gli elementi per la creazione del cosiddetto Agente arancio utilizzato nella guerra del Vietnam, un defoliante responsabile ancora oggi della nascita di bambini con difetti fisici e di adulti con malattie croniche e cancro.
Più recentemente, secondo il sito della Monsanto, la Bayer CropScience AG e la Monsanto Company hanno «intrapreso una serie di accordi commerciali e di licenza a lungo termine collegati all’autorizzazione chiave di tecnologie agricole». Questo ha permesso loro uno scambio dei reciproci erbicidi e dei metodi di resistenza ai pesticidi stessi. È proprio attraverso patti trasversali come questo che l’industria delle biotecnologie è diventata la IG Farben di oggi, con la Monsanto al vertice.
Come ci redarguisce l’attivista ambientalista Vandana Shiva in un suo articolo comparso alla notizia della fusione, non dobbiamo dimenticarci che la famiglia Farben è stata responsabile del genocidio nei campi di concentramento, effettuato nel nome della scienza e dell’innovazione per continuare cento anni dopo con uno sterminio agrochimico simile, silenzioso e molto più efficiente. Tuttavia anche se ci troviamo di fronte a un nuovo modo di uccidere ciò non significa che esso sia giusto o che rappresenti un diritto.
“L’innovazione”, come ogni attività umana, deve avere dei limiti, limiti dati dall’etica, dalla giustizia, dai diritti delle persone e della natura.
Da parte sua Hugh Grant, l’amministratore delegato della Monsanto, bacchetta gli ambientalisti affermando di preoccuparsi della nutrizione di una popolazione in forte crescita e usando al tempo stesso meno acqua di fronte all’aumento della temperatura globale.
Le preoccupazioni arrivano anche da pareri ufficiali come quello di John Colley, professore di business internazionale alla Warwick Business School il quale ha dichiarato che «l’acquisizione della Bayer della “Monsanto- Frankestein” potrebbe essere una storia horror sia per la Bayer sia per i suoi clienti, gli agricoltori».
Il triste monopolio dei semi
Purtroppo l’unione Bayer - Monsanto non è l’unico accordo che minaccia di aumentare il monopolio nel mercato dei semi e dei pesticidi. L’anno scorso le due aziende chimiche Dow e DuPont hanno annunciato la loro fusione per 130 miliardi di dollari, mentre l’acquisizione della svizzera Syngenta per 44 miliardi di dollari da parte della ChemChina ha recentemente avuto l’approvazione da un importante ente regolatore statunitense, rimuovendo così un grosso ostacolo al compimento dell’accordo.
È auspicabile che la fusione Bayer-Monsanto affronti un accertamento da parte dell’Europa e degli Stati Uniti: con questo nuovo mega accordo, si rischia di lasciare il controllo di circa due terzi della produzione mondiale di semi e pesticidi nelle mani di tre aziende.
Se l’accordo si concluderà positivamente questo porterà alla creazione della maggiore azienda agroindustriale al mondo attraverso la violazione di tutte le leggi e i regolamenti antitrust sia in Europa che negli Stati Uniti, limitando gravemente il potere e le scelte sia degli agricoltori sia dei consumatori rispetto a cosa piantare, come crescere i prodotti e cosa mangiare.
Ma non c’è da meravigliarsi per questo, «sappiamo già che questi agri-business usano tecniche aggressive per promuovere la loro quota di mercato e aumentare i loro profitti senza agire nel miglior interesse dei piccoli agricoltori, della pubblica salute e dell’ambiente» ha riferito Aisha Dodwell in una dichiarazione.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 47
Categorie: Politica e Informazione,Ecologia e Localismo
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