LA SVOLTA: quella volta che ti sei fermato e hai cominciato a vivere
La parola agli autori, che saranno presenti sul palco della manifestazione riminese, per raccontarci di quando hanno cambiato la loro vita
La Redazione di Vivi Consapevole - 05/04/2017
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Macro, la tua casa editrice italiana, nel 2017 compie 30 anni. Per festeggiare abbiamo creato una campagna che si chiama Fermati, Vivi: di fronte a un mondo che corre, del sempre connessi, del tempo contato, noi di Macro abbiamo deciso di fermarci per riflettere, per ritrovare la giusta direzione; ci siamo fermati. A vivere.
Abbiamo chiesto ai nostri autori di raccontarci un momento in cui si sono fermati, quella volta in cui hanno detto: “basta ora mi fermo”.
Igor Sibaldi
Il momento in cui mi sono fermato me lo ricordo benissimo: è stato il 1 aprile del 1986. Dando retta ad alcuni amici, mi ero trovato un lavoro fisso. Mi sono fermato esattamente per 40 giorni, poi mi sono licenziato. Mi sentivo come Robin Hood.
Salvatore Brizzi
Ci sono stati 2 momenti in cui ho detto: “basta, mi fermo”. Il primo è stato quando le cose andavano molto male: mi sono reso conto che tutto stava girando troppo velocemente e mi sono fermato sia a livello interiore che esteriore. Ma la fermata definitiva è arrivata dopo, quando si è fermato ciò che sono, si è fermato il mio io, la percezione di essere qualcosa di separato.
Auguro alle persone che arrivino a fermare veramente tutto, perché a quel punto si ferma il mondo perché ti sei fermato tu, anzi si è fermato il tuo tu.
Lissa Rankin
Lavoravo a tempo pieno per un medico convenzionale, facevo turni da 72 ore e vedevo 40 pazienti al giorno perché pensavo di non avere altra scelta per vivere la mia vita di medico. Mi sentivo debole, vittima, e divisa dalla mia “Luce Pilota Interiore”, ma avevo un figlio piccolo, un prestito scolastico per gli studi di medicina, un mutuo, un marito senza stipendio, e nessuna idea su quale altro modo avessi potuto adottare per aiutare la famiglia.
Poi, una notte carica di dolore, con pensieri suicidi mentre pensavo di farla finita, la mia “Luce Pilota Interiore” mi sussurrò, in modo gentile e compassionevole ma con una grazia così intensa che non potevo non sentirla: “Dolcezza, devi lasciare il tuo lavoro”.
Così mi sono fermata. Mi sono fermata e basta. Sono entrata in ciò che Charles Eisenstein chiama: “lo spazio fra le storie”, e ho passato due anni lì. È stato spaventoso.
Non avevo strumenti per gestire quel livello di incertezze, ma ho cominciato a imparare le cose che condivido nel mio libro Il potere di guarigione della paura. Mi piacerebbe poter dire che sono in una nuova storia ora, che non ho mai paura, ma non sarebbe vero. Siamo tutti nello spazio fra le storie in questo momento, non è vero? Il nostro pianeta non è uno spazio fra le storie, quando una storia è finita e un’altra non si è ancora rivelata fino in fondo?
Selene Calloni Williams
Mi sono fermata una sera d’estate, guardando l’erba alta del mio giardino. Avevo in mano un decespugliatore ed ero decisa a usarlo, ma ho visto una lucciola.
Ho pensato che certe lucciole, e anche alcune specie di farfalle, depongono le uova nell’erba alta e nelle ortiche.
Allora mi sono fermata, ho visto come tutte le cose siano connesse tra loro in una rete continua e meravigliosa che richiede rispetto prima che intervento, e vuole ascolto, fede e amore.
Non ho più usato il decespugliatore. Il mio giardino confina con il bosco e presto il bosco è avanzato, ha preso spazio. Nel limitare del bosco non c’è bisogno di tagliare l’erba, tutto si autoregola, come nel sottobosco. Crescono i funghi d’autunno e i lamponi d’estate. Il numero di farfalle e di lucciole è visibilmente aumentato.
Il bosco è il vero patrimonio dell’uomo. Le idee, che sono “dèi”, spiriti, geni e numi, abitano i boschi. Esse non sono un secreto del nostro cervello, arrivano con le lucciole e le farfalle, crescono nell’erba incolta.
La mente produce pensieri tossici, il bosco porta idee pure, che sono i doni più preziosi, chiunque le può incontrare, anche se non vive a ridosso di un bosco, basta che un giorno vada nella natura e si fermi a guardare.
Fermarsi al limitare del bosco, spegnere le macchine e i pensieri, fare silenzio, osservare; questa è meditazione, preghiera e rinascita.
Lucia Cuffaro
Molti anni fa vidi Al di là delle Nuvole di Michelangelo Antonioni; uno dei dialoghi del film ha influito enormemente sul mio modo di agire: «In Messico degli scienziati avevano ingaggiato dei portatori perché volevano raggiungere una città Inca, in cima a una montagna. A un certo punto i portatori si bloccano dove sono e non vogliono più proseguire.
Allora gli scienziati innervositi non sanno cosa fare per convincerli a riprendere la marcia. Anche perché non riescono a capire la causa di quella sosta. Dopo qualche ora i portatori si rimettono in marcia e finalmente il loro capo si decide a dare una spiegazione.
- E qual era il motivo?
- Lui dice che avevano camminato troppo in fretta e che bisognava aspettare l’anima.
- L’Anima?
- È meraviglioso. Perché noi corriamo dietro a tutte le nostre cose e perdiamo l’anima. Bisogna aspettarla.
- Per farne cosa?
- Tutto quello che ci sembra utile».
La mia vita è punteggiata da continue pause necessarie per interiorizzare i periodi di forte cambiamento che mi caratterizzano molto. A volte coincidono con la decisione di concludere un’attività lavorativa o in altri casi, come in questo momento, con l’esigenza di rallentare e di godere di più delle piccole cose e delle persone che ho vicino.
Vincenzo Fanelli
Nella mia vita mi sono fermato diverse volte: forse la più importante è stata nel 2011 quando, per motivi di salute, ho avuto modo di scoprire quanto sia importante fermarsi e stare attenti all’alimentazione, alle proprie emozioni e al proprio stato interiore.
E anche quanto sia importante diventare consapevoli: staccare un attimo, fermarsi e cercare di capire dove vogliamo andare, chi siamo e soprattutto essere più responsabili della propria salute, informandosi in maniera attiva.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 48
Categorie: Crescita Personale
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