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La sindrome della stanchezza cronica

Ritenuta malattia “sconosciuta” per la medicina ufficiale, la medicina naturale offre percorsi e rimedi per contenerla o prevenirla

Valerio Pignatta - 19/10/2016




La sindrome della stanchezza cronica è una condizione di malattia debilitante e cronicizzante composta da molteplici aspetti.

Sia gli aspetti sintomatologici che quelli causali sono in essa diversificati.

Per rientrare in questa patologia, peraltro molto simile ad altre situazioni sistemiche disfunzionali come la fibromialgia, la sensibilità chimica multipla o l’encefalomielite mialgica (che è in pratica coincidente con l’affaticamento cronico), occorre che si verifichino le seguenti condizioni:

  • fatica post-sforzo fisico con difficile e lungo recupero (perdita della forza fisica e mentale): solitamente deve essere una condizione di affaticamento continuativo che riduce in maniera rilevante l’attività e che perdura da almeno sei mesi;
  • disturbi del sonno con risvegli frequenti e sonno non ristoratore;
  • possibile presenza di dolori ai muscoli e alle articolazioni;
  • disturbi della memoria e della concentrazione (con vertigini, sensazione di testa “vuota” ecc.);
  • disturbi gastrointestinali (diarrea, sindrome dell’intestino irritabile);
  • mal di gola ricorrente (e sintomi simil-influenzali);
  • ipersensibilità o intolleranza a caldo/freddo;
  • debolezza muscolare;
  • sensibilità agli odori, alla luce e ai rumori;
  • linfonodi sensibili;
  • dispnea da sforzo
     

Prima di tutto, ovviamente, per stabilire se si è all’interno di questo quadro di malattia, vanno verificate ed escluse patologie ben definite come epatiti, forme tumorali, disturbi della tiroide specifici, malattie cardiache o renali, diabete, anemia, lupus eritematoso sistemico, infezioni croniche, malattie muscolari o del sistema nervoso, depressione ecc. In ogni caso, con i Criteri internazionali di consenso per l’encefalomielite mialgica (pubblicati sul “Journal of Internal Medicine”, vol. 270, 2011) non è più necessaria l’attesa di sei mesi per poter dichiarare l’affezione di questa patologia quando le altre sono escluse. 

Una malattia ancora sconosciuta 

La sindrome della stanchezza cronica è una malattia multifattoriale e ancora non sono del tutto chiari e certi i meccanismi che scatenano questa condizione. 

Ad ogni modo, tra i vari intossicanti o situazioni fisiopatologiche che possono intervenire nella sua genesi, come una candidosi, un esaurimento surrenale, una disfunzione tiroidea, un’alimentazione carente di alcuni macro- e micronutrienti, problemi al pancreas ecc., alcuni elementi sono sempre presenti. Essi sono: 

  • intossicazione da metalli pesanti (e in particolare da mercurio) e/o da composti chimici (in seguito a vaccinazioni, otturazioni dentali in amalgama, uso di cosmetici, presenza di intossicanti indoor, consumo di farmaci ecc.);
  • infezioni virali o di altro tipo (candida, parassiti, mononucleosi, citomegalovirus, herpes ecc.);
  • condizione continuativa di stress, eccesso di lavoro e presenza di traumi psicologici (che squilibrano il sistema endocrino grazie all’eccesso di cortisolo secreto e conseguenti cascate ormonali);
  • carenze nutrizionali (vitamina B12, zinco, vitamina D ecc.). 

 

L’affaticamento cronico e la salute 

L’affaticamento cronico implica dunque una profonda disregolazione del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario nonché una disfunzione del metabolismo energetico cellulare e del trasporto di ioni con conseguenti alterazioni cardiovascolari. Alcuni virus e batteri possono infettare le cellule neurali e immunitarie e indurre uno stato di infiammazione cronica. Idem può accadere per intossicazione da metalli o sostanze chimiche.

L’infezione iniziale (o l’intossicazione) può danneggiare parte del sistema nervoso e immunitario causando una profonda sregolazione della funzione delle cellule natural killer (atte a distruggere le cellule tumorali e le cellule infette da virus) e spostare il profilo immunitario dal Th1 (risposta immunitaria verso virus e batteri) al Th2 (risposta immunitaria anticorpale tipica delle reazioni allergiche e delle malattie autoimmunitarie). 

Inoltre, la carenza di energia è sintomo di una disfunzione a livello mitocondriale. I mitocondri, organelli cellulari, hanno appunto l’incarico di fornire ATP (adenosintrifosfato, molecola che rappresenta la principale forma di energia immediatamente disponibile in tutti gli organismi viventi), all’organismo, ma se lo fanno in modo insufficiente tutto rallenta, le cellule in qualche modo si bloccano sino a che una nuova produzione della stessa non sia disponibile e nell’organismo si manifestano subito la conseguente debolezza e scarsa resistenza.  

Senza contare che stress ossidativo, scarsa attività mitocondriale e stato di infiammazione portano a un ridotto flusso sanguigno e a scarse performance cardiache, per cui qualsiasi attività fisica e mentale ne viene danneggiata. Alcuni autori a questo riguardo parlano di cardiomiopatia (malattia della tonaca muscolare del cuore). 

I consigli per non ammalarsi 

Se pensiamo che la malattia è legata alla produzione di ATP (che deriva dalla sintesi di proteine, grassi e carboidrati) sicuramente la dieta è un ambito di intervento importante 

Purtroppo però la letteratura scientifica su questo tema è abbastanza divisa.  

Alcuni ricercatori in tema, come Jacob Teitelbaum, sostengono come sia utile in questo caso una dieta iperproteica alla Atkins per rigenerare ATP in fretta e, con la riduzione dei carboidrati, riequilibrare la situazione ormonale. Altri, come T. Colin Campbell (autore del China Study) invece propende per una alimentazione vegana che ripulisca da situazioni di intossicazione cellulare generale.  

Tuttavia se sulla dieta in generale ci sono discrepanze, possiamo qui dare invece suggerimenti di tipo terapeutico che sembrano essere efficaci per tutti o perlomeno per la maggior parte dei terapeuti (e dei pazienti): 

  • innanzi tutto limitare la propria attività all’energia disponibile senza sforzare e provare a ritrovare un ritmo pensando a un recupero nel lungo periodo; 
  • impegnarsi per trovare soluzioni per dormire in modo ottimale, sia come qualità che come durata (si possono utilizzare aiuti naturali come 5-HTP, valeriana ecc.);
  • identificare ed eliminare le cause di intossicazione/infezione (metalli, virus, allergie ecc.) ed evitare intossicanti di ogni tipo (alcool, tabacco ecc.);
  • aumentare (a mio parere) il consumo di carboidrati vegetali integrali (per una maggiore produzione di ATP);
  • assumere integratori adatti a intensificare il lavoro dei mitocondri (vedi sotto);
  • migliorare lo stato anti-ossidante e antinfiammatorio con vitamine e altri micronutrienti (vedi sotto).

Ai fini qui sopra delineati ecco alcuni rimedi utilizzabili: 

  • per far lavorare efficacemente i mitocondri: acetil-L-carnitina, D-ribosio, coenzima Q10, magnesio NAD (nicotinammide adenina dinucleotide), glutatione (o glutatione intramuscolo o in compresse nella versione pre- che è N-acetilcisteina);
  • come rimedi antiossidanti: tè verde, selenio, fiale di germanio liquido uso orale, acido alfa-lipoico;
  • come sostenitori del sistema nervoso centrale e contro la stanchezza fisica: vitamina B12, vitamine del gruppo B (in particolare B9 e B6);
  • come antinfiammatori: olio di semi di lino (omega-3); mirtilli, resveratrolo in compresse; e) come rinforzanti del sistema immunitario e rimedi per l’anemia: spirulina, clorella, moringa, Chyavanaprasam (marmellata ayurvedica);
  • come antivirali: argento colloidale, vitamina C;
  • vitamina D per le carenze gravi della stessa che possono portare alla sindrome;
  • per il supporto surrenale: ashwagandha, Rodhiola rosea, radice di liquirizia, radice di ginseng siberiano.
     

Come si può vedere, si tratta di un percorso lungo e impegnativo su più fronti, ma al momento solo con la medicina naturale e ortomolecolare pare sia possibile uscirne in qualche modo, per cui occorre armarsi di pazienza. Il tutto viaggia più velocemente se al contempo, e se possibile, si tenta di risolvere/modificare nella propria vita anche tutte quelle situazioni stressanti che sono concausa della condizione patologica.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 46


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