La Repubblica delle Banche
Recensione al libro di Elio Lannutti (Arianna Editrice, 2008)
Paolo Raimondi - 24/10/2008
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“La Repubblica delle Banche” è un libro di denuncia scritto da chi non ha paura di fare i nomi dei potenti che violano le leggi, per informare e aiutare i cittadini tutti a far rispettare i propri diritti. E quindi un libro molto differente da quelli di moda oggi contro le varie caste, che vendono molte copie, arrivano in TV e lasciano le cose come stanno, in quanto Elio Lannutti, anche come storico dirigente dell’associazione dei consumatori ADUSBEF, vuole mobilitare attivamente la cittadinanza a cambiare le cose nel rispetto della Costituzione. Il libro tocca tantissimi argomenti di grande importanza e interesse come i fondi dormienti, quei miliardi che le banche hanno per anni intascato perché i correntisti non si sono fatti più sentire per un lungo periodo, l’anatocismo, cioè l’azione illegale di applicare il tasso di interesse non solo sul capitale ma anche sugli interessi maturati, la class action, l’azione collettiva per la difesa dei consumatori di fronte a violazioni di grandi multinazionali.
Io vorrei mettere in risalto tre argomenti presentati nel libro, di grandissima portata internazionale che sono solitamente negletti anche dalla stampa economica specializzata. Sono questioni su cui chi scrive ha avuto un rapporto di collaborazione e di intervento insieme a Lannutti.
Primo. Il pericolo dei derivati finanziari, le operazioni altamente speculative che hanno fatto deragliare l’intero sistema finanziario globale. Le grandi banche internazionali ne sono piene e questa bolla è oramai fuori di ogni controllo. Sono operazioni speculative e complesse spesso spacciate come contratti di assicurazione contro qualche evenienza, anche la più esotica e strana. Il problema è che la finanza si è via via sganciata dall’economia reale produttiva sottostante ed è diventata fine a se stessa. Oggi si calcolano 600.000 miliardi di dollari di derivati OTC (Over The Counter), cioè trattati fuori dai mercati ufficiali e non riportati sui bilanci delle banche che li sottoscrivono. Il PIL Mondiale è di 55.000 miliardi di dollari. La JP Morgan Chase da sola conta un valore nozionale di 90.000 miliardi di dollari di derivati.
I recenti fallimenti dei colossi del mercato ipotecario immobiliare americano, Fannie Mae e Freddie Mac hanno a che fare con questa degenerazione finanziaria e anche se il governo USA ha lanciato un’operazione di salvataggio di 200 miliardi di dollari, i titoli speculativi strutturati dei due sono sparsi un po’ in tutto il mondo, dalla Cina alle singole banche europee. È una crisi globale e sistemica che richiede una riorganizzazione dell’intero sistema, una sorta di Nuova Bretton Woods, per ridefinire le regole della finanza e dell’economia per lo sviluppo comune, libere dalla speculazione. Lannutti, insieme ad altri politici ed economisti italiani e russi, si è fatto promotore della famosa “Dichiarazione di Modena” che scaturisce da un recente seminario di esperti che analizza le dinamiche della crisi e propone azioni congiunte per definire questa nuova architettura finanziaria globale, nel rispetto dei diritti di tutti i popoli e di tutte le nazioni. La Dichiarazione propone anche che questo sia l’argomento centrale del prossimo summit del G8 programmato sull’Isola della Maddalena nel luglio 2009. Lannutti ha fatto anche delle iniziative parlamentari in proposito.
Secondo. Il ruolo nefasto delle agenzie di rating, Moody’s, Standard&Poors e Fichte nel ricattare i governi, nel far vincere gli amici e nel far fallire eventuali concorrenti. Insieme abbiamo preparato uno studio, di cui riferisce anche il libro, dove si dimostra come le “tre sorelle” siano controllate proprio dalle grandi banche internazionali e americane pesantemente coinvolte nei derivati. Inoltre si dimostra come costoro danno sempre dei voti molto positivi a chi in realtà sono i loro padroni. A fare le spese sono stati quei governi, compreso quello italiano, che, a prescindere dal colore politico, pensano di dover rispettare almeno un poco gli interessi nazionali e dei cittadini. Il potere immenso delle “tre sorelle” è tale che, mentre la politica si accapiglia sulle finanziarie e sui tagli di centinaia di milioni di euro che colpiscono questo o quel settore produttivo e sociale, loro, con un semplice piccolo declassamento, possono fare sparire risorse o aumentare costi, come gli interessi sul debito, di parecchi miliardi di euro. Ancora una volta, dal crollo dei mutui subprime in USA e dai susseguenti collassi di banche, finanziarie e hedge fund, le agenzie di rating hanno perso molta della loro artefatta credibilità e della loro influenza politica. Noi l’avevamo denunciato con anni di anticipo esponendoci alle loro rivalse.
Terzo. La Banca d’Italia è un’istituzione falsata. Mentre ha perso ogni potere vero di intervento nei confronti della finanza speculativa che detta legge avendo distrutto tutte le regole di comportamento economico razionale, nei confronti dello Stato e dell’economia interna la Banca d’Italia svolge ancora un potere enorme di condizionamento. Il problema di fondo poi è che la banca centrale che tutti i cittadini pensano sia il massimo di rappresentatività di un organo pubblico, in realtà è controllata dalle banche private italiane che ne detengono il controllo del capitale azionario. Da che mondo è mondo, soprattutto sui mercati finanziari, chi detiene la maggioranza del pacchetto azionario determina di fatto, e anche per legge, il comportamento dell’azienda. Non c’è quindi da stupirsi quando si vede che la Banca d’Italia non interviene nei confronti di azioni o atteggiamenti sbagliati delle banche. Come potrebbe d’altra parte una controllata bacchettare il controllore-padrone? Lannutti poi sottolinea come la nomina di Mario Draghi a governatore della banca centrale rappresenti il timbro, la “voce del padrone”. Draghi proviene dalla Goldman Sachs, la più potente finanziaria internazionale. In precedenza, in qualità di direttore generale del Ministero del Tesoro, Draghi si era distinto nel 1992 sul famoso yacht “Britannia” delle Regina Elisabetta d’Inghilterra a promuovere, insieme ai grandi della finanza internazionale, la privatizzazione, da molto chiamata svendita, dei gioielli industriali e tecnologici delle Partecipazioni Statali. Tutto a prezzi stracciati in quanto qualche settimana dopo l’incontro la lira fu pesantemente attaccata e svalutata dalla grande speculazione internazionale.
Questi sono alcune delle ragioni e degli argomenti per cui il libro di Elio Lannutti merita di essere letto e tenuto in biblioteca, perché il futuro ci presenterà nuove crisi che necessitano di essere meglio comprese e approfondite.
Roma, 12 settembre 2008
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Categorie: Politica e Informazione
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