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La nostra Decrescita Felice

Perché è importante liberarsi dalle catene della crescita illimitata e come farlo da ora

Lucia Cuffaro




Se a un bambino chiedessimo: «Vorresti un mondo dove tutti lavorano sotto stress per guadagnare sempre di più, al fine di spendere sempre di più, con la conseguenza che solo pochi si arricchiscano sempre di più?»

Probabilmente lui o lei direbbero: «E chi me lo fa fare! Io voglio solo giocare con i miei amici all’aria aperta, mangiare cose buone, tirare la palla a Brisù ed essere abbracciato».

 

 

 

 

 

I bimbi ancora non sanno…

… che vivono nell’epoca dell’usa e getta, della scomparsa definitiva di specie animali e vegetali, dell’accumulazione illimitata su una Terra con risorse limitate.

Il sistema sociale si regge sul concetto di creazione di bisogno d’acquisto nei cittadini, spesso considerati come meri consumatori, affinché il cosiddetto PIL di una nazione possa crescere all’infinito. La massiccia produzioni di rifiuti, i continui sprechi e il depauperamento delle risorse naturali sono la diretta conseguenza di questo sistema malato e sempre più perdente.

Se spiegassimo tutto questo al bimbo, lui direbbe: «Bleah che schifo, dobbiamo cambiare subito!».

E avrebbe ragione. Ciò che occorre è un’inversione immediata di questa tendenza. Di tempo, purtroppo, non ne abbiamo più...

10 anni di Movimento

Nel 2007 Maurizio Pallante, esperto di riduzione dei consumi e di politiche energetiche, riunì nell’abbazia di Maguzzano un gruppo di personalità nel campo ecologico conosciute durante gli incontri organizzati in tutta Italia per la presentazione del suo saggio La decrescita felice.

L’obiettivo era quello di fondare il Movimento per la Decrescita Felice (MDF): una realtà apartitica di pressione pubblica che potesse favorire il benessere della cittadinanza, ciò che è a basso impatto ambientale, che non crea sfruttamento sugli esseri viventi e che permette una buona distribuzione del denaro, come i lavori utili, tecnologie pulite per ridurre gli sprechi di risorse, piccole e medie aziende etiche, e tanto altro.

Da quell’incontro sono nati a macchia d’olio una ventina di Circoli territoriali MDF in tutta Italia che operano localmente su base volontaria con l’intento di avvicinare le persone alle idee e alle pratiche della decrescita attraverso formazione interna, eventi di sensibilizzazione (presentazione libri, eco-feste, convegni, collaborazioni con altre realtà, adesione a campagne di pressione, web) e diffusione di corsi di autoproduzione all’interno del progetto volontario dell’Università del Saper Fare MDF.

A questi si aggiungono i più informali Gruppi della Decrescita Felice, le associazioni aderenti a MDF, oltre che vari Gruppi tematici nazionali (Economia, Agricoltura, Territorio e Insediamenti Urbani, Autoproduzione e Rifiuti).

Come? Dalla critica alla proposta

A differenza di molte teorie economiche e filosofiche di critica sociale la Decrescita Felice propone dei mezzi immediati, concreti e diretti. Un elemento stimolatore in grado di diffondere non solo un pensiero, ma soprattutto metterlo in pratica fornendo la possibilità a chi vi si riconosce di incontrarsi nei Circoli, di discuterne e di applicarlo insieme.

Ognuno di noi può agire per migliorare la propria condizione e impronta ecologica, imparando a pensare alle conseguenze del proprio operato e facendo scelte che tengano in considerazione l’intero ciclo di produzione, dalle materie prime allo smaltimento.

E la conseguenza di questa ricerca di nuove strade da percorrere è l’allontanamento dalla dipendenza consumistica, per ritrovare convivialità e collaborazione.

La via dell’autoproduzione

La più nota tra le proposte pratiche della Decrescita Felice è l’autoproduzione domestica di beni necessari, ecologici e utili.

Il Saper Fare rappresenta un gesto politico, tanto semplice quanto efficace.

Racchiude in sé qualcosa di rivoluzionario, perché si fonda su un insieme di azioni volte a instillare una più forte consapevolezza. Permette di ritrovare la propria individualità, il piacere della manualità, la coscienza ambientale, il recupero delle pratiche tradizionali del passato, tipiche dei nonni nelle campagne d’Italia, che la grande distribuzione organizzata ci ha fatto dimenticare. Si parte da una corretta lettura delle etichette e dalla conoscenza di ciò che nei prodotti commerciali danneggia noi e l’ambiente.

E dopo si passa all’autoproduzione: alimenti, cosmetici, saponi, detersivi naturali, prodotti per la cura delle piante e rimedi per la salute, per avere a disposizione tutto ciò che è davvero necessario.

La Decrescita Felice ci mostra “come cambiare“ e ci dona uno spazio aperto di incontro e di confronto.

Non resta che provare, per consolidare la possibilità di uno stile diverso dal consumo, che in tanti stiamo costruendo.

5 cose da fare subito

  • Dono: portare un regalo inaspettato a un vicino di casa poco conosciuto. Va bene qualcosa di semplice, come una piantina grassa o una marmellata.
  • Meno rifiuti: acquistare dei legumi sfusi in una frutteria o al mercato portando da casa il contenitore.
  • Autoproduzione: creare un prodotto utile come un deodorante (2 cucchiai di bicarbonato di sodio, 1 cucchiaio di amido di mais e 15 gocce di olio essenziale di tea tree oil).
  • Energia e gas: cambiare fornitore scegliendone uno che produca energie pulite e rinnovabili: risparmio in bolletta e minor imbatto ambientale.
  • Sentire la Terra: per un minuto stare a piedi nudi su un prato apprezzando ciò che ci viene donato e che stiamo distruggendo.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 49


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Categorie: Decrescita,Ecologia e Localismo

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