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La moratoria alla privatizzazione dell'acqua

Cinzia Frassi - altrenotizie.org - 07/11/2007




Nell'era delle privatizzazioni, facili quanto fallimentari, abbiamo assistito alla sottrazione di una risorsa naturale, un diritto umano universale: l'acqua. Nell'ottica che da tempo vorrebbe costringerci a percepire ogni cosa, ogni elemento della natura, ogni risorsa come una "merce", c'è chi si è organizzato ed ha affrontato con tanta determinazione ed energia una battaglia importante: la ripubblicizzazione dell’acqua.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, una rete cui aderiscono più di settanta organizzazioni nazionali e moltissimi comitati territoriali, ha promosso una battaglia che rimette al centro il concetto di bene comune e che in questo percorso ha interessato l'acqua come risorsa da salvaguardare. Il Forum consegnò lo scorso 10 luglio ben 406.626 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”. Decisamente contro corrente vista la tendenza nazionale che vedeva e che rischiava di vedere ancora la privatizzazione in più forme e livelli della gestione del servizio idrico, la legge si proponeva di bloccare questa tendenza costringendo ad una decisa inversione, proclamando la ripublicizzazione dell’oro blu.

Il decreto fiscale allegato alla legge finanziaria, nel suo passaggio al Senato alla fine di ottobre, ha visto l’approvazione di un importante emendamento che prevede lo stop a nuovi affidamenti di gestione della rete idrica e che dispone la titolarità delle concessioni di derivazione delle acque pubbliche ad enti pubblici. La moratoria sulla privatizzazione bloccherà fino alla data di emanazione del decreto correttivo del decreto ambientale 152 del 2006, e comunque per un periodo non superiore a 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, tutti i processi di affidamento del servizio idrico. La moratoria interesserà sia gli affidamenti a società miste tra pubblico e privato che a società completamente private o completamente pubbliche. Il primo punto importante, e l’elemento di novità, è il time out agli affidamenti sia a società private che a società miste.

Un punto fondamentale che migliora la situazione anche in rapporto al testo presentato alla Camera dei deputati e votato nel decreto Bersani la scorsa estate, che prevedeva l'impossibilità di procedere ad affidamenti a soggetti privati, mostrando il fianco quindi a pretestuose concessioni a società miste. Ciò segna la possibilità di andare a discutere di gestione del bene comune attraverso soggetti di diritto pubblico e non di surrettizie quanto simulate Spa. Non solo, restano impigliati nella moratoria anche tutti i procedimenti di affidamento in corso e non ancora conclusi mediante aggiudicazione diretta o attraverso gara. Anche per questi c’è il segnale di stop.

Resterà perciò tutto fermo fino alla nuova legge quadro e, comunque, per i prossimi 12 mesi. Un passo importante per rimettere la palla al centro e ricominciare a pensare alla ripubblicizzazione dell'acqua. Punto e a capo quindi sulla gestione di una risorsa vitale, su un bene comune che va salvaguardato e tutelato, senza compromessi o artifici societari, a simulare un interesse istituzionale locale accanto alla scusa di una gestione economicamente oculata come sarebbe, secondo alcuni, quella delle spa, a partecipazione comunale o meno. Si attende quindi l'approvazione alla Camera del decreto fiscale che, avendo validità immediata, consentirà l'effettiva entrata in vigore della moratoria per un periodo massimo di 12 mesi, nei quali come detto non saranno possibili nuovi affidamenti.

Va sottolineato che ciò si è reso possibile grazie ad una mobilitazione raccolta attorno al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e che si è snodata in seguito a vari livelli istituzionali. E’ importante notare come i movimenti diventino sempre più spesso i consegnatari della politica che raccoglie spontanee adesioni dai cittadini. Movimenti, comitati, organizzazioni di cittadini, queste sembrano essere le riscoperte modalità di una politica fatta da persone che evidentemente non hanno trovato a chi delegare i loro bisogni. Sembra che oggi la politica “dal basso” venga da qui, piuttosto che da altri fronti. Proprio queste realtà, sia locali che nazionali, sembra siano la riscoperta del modo per riappropriarsi del bandolo della matassa di una politica vissuta nei palazzi delle istituzioni da molti ormai come altra cosa.

Se si pensa anche che questo fenomeno, quello dei movimenti in generale, si è andato costruendo spontaneamente nel corso del passaggio dalla politica dei partiti a quella del bipolarismo forzato che si sta consumando in entrambi gli schieramenti, quello di centro destra e di centro sinistra, diventa chiara l’inefficacia della personificazione ad un grande leader, delle grandi convention, delle primarie e di una simulata partecipazione democratica alla vita politica.

Fonte: altrenotizie.org

 

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Categorie: Politica e Informazione,Economia delle Grandi Opere,Ambiente














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