La moneta complementare ci salverà dalla crisi?
Affiancata all’euro, la moneta complementare potrebbe permettere di risollevare le sorti del nostro Paese
La Redazione di Vivi Consapevole
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Da qualche anno si parla di uscire dall’euro e tornare alla vecchia cara valuta. Le ragioni che spingono per uscire dall’euro sono svariate e puntano sulla risoluzione della crisi e sulla ripresa dell’economia dando un calcio netto al debito publico.
Il referendum sulla Brexit, che ha decretato l’uscita dall’Euro della Gran Bretagna, ha riacceso l’annosa discussione. È presto per stabilire se la storia darà ragione agli inglesi oppure no.
Ma sempre più Paesi aderenti all’Unione europea, fra cui l’Italia, stanno pensando di tornare alla moneta locale per dare maggiore respiro all’economia ormai strozzata da politiche aliene.
L’opportunità per l’economia in crisi
Una opportunità per la nostra ecomonia potrebbe venire dalla moneta complementare da affiancare alla moneta nazionale.
In questo senso, come spiega Stefano Sylos Labini, studioso di economia ambientale ed energia e coautore del libro Il film della crisi:
«Una moneta complementare si affianca all’euro e diventa uno strumento di pagamento che si aggiunge all’euro, che rimane la moneta a corso legale. Però, la moneta complementare può sostituire l’euro nei pagamenti. [...] In questo modo la moneta locale si può considerare una moneta parallela all’euro, perché circola insieme a quest’ultima, senza che venga eliminato».
La coesistenza di due monete è una soluzione più soft, che potrebbe offrire la possibilità di sganciarsi dall’euro senza però uscirne (che richiede comunque tempi e procedure lunghe), da poter mettere in pratica in tempi brevi. In questo modo non sarebbe necessiario chiedere prestiti e fondi all’UE, aumentando un debito destinato a creare ulteriori problemi.
La condition sine qua non per poter usare una moneta complementare è che resti in vigore l’euro. Se infatti l’Italia domani uscisse dall’euro adotterebbe una nuova valuta e non ci sarebbe necessità di usare la moneta complementare.
La moneta complementare funziona
Usando sistematicamente la moneta locale per acquistare beni e servizi, la società che la utilizza (aziende ma anche privati) vede aumentare il proprio volume produttivo, stimolare l’acquisto di beni e sostenere l’economia locale.
I vantaggi dell’uso della moneta locale anche su larga scala sono presto detti, poiché permette:
- il risparmio di costi e di liquidità;
- un maggiore potere di acquisto;
- una maggiore semplicità e rapidità degli scambi e della distribuzione di beni, servizi e lavoro.
L’uso della moneta complementare permette di adottare un diverso punto di vista, più etico. Al giorno d’oggi le persone e le imprese competono per il denaro; la moneta locale invece riporta l’attenzione sulle persone, le risorse, il lavoro e la produzione.
Non pone l’accento sulla finanza speculativa, ma sull’economia reale che dà valore all’attività imprenditoriale e lavorativa.
Vari esempi di moneta locale
Le monete locali sono in realtà già in ampio uso: in tutto il mondo sono circa 5000 quelle usate quotidianamente.
Esempi di moneta locale sono la raccolta punti fedeltà e i buoni pasto. L’esempio probabilmente più felice e virtuoso del circuito monetario alternativo è il Sardex, la moneta in uso già dal 2010 in Sardegna (si veda “Vivi Consapevole“ n° 45).
Il Sardex non è l’unica moneta alternativa ben radicata nel nostro Paese. Ecco quelle diffuse oggi in Italia:
- EuroBexB: più che di una moneta si tratta di un baratto con una gestione di debiti e crediti a zero debito che permette alle aziende aderenti (oltre 2200) di risparmiare in liquidità e costi di finanziamento, ma anche di aumentare le proprie vendite;
- SCEC: il buono sconto, nato a Napoli nel 2007, è utilizzabile presso i commercianti aderenti per una percentuale sul prezzo che può variare dal 3 al 30. Per ottenere gli SCEC è necessario iscriversi all’associazione versando un libero contributo;
- Tibex: la nuova moneta elettronica nasce a Roma sulla scia del Sardex. Chi entra a far parte del circuito di mutuo credito mette in vendita i propri servizi o prodotti, accettando di essere pagato in Sardex o Tibex, con i quali potrà comprare altri beni da altri rivenditori del gruppo;
- dalla collaborazione fra Sardex e alcune realtà imprenditoriali locali sono nati tanti esempi di circuiti di credito commerciale regionali, come il Liberex in Emilia-Romagna, il Piemex in Piemonte, il Venetex in Veneto, il Linx in Lombardia, l’Umbrex in Umbria, il Marchex nelle Marche.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 49
Categorie: Decrescita,Ecologia e Localismo
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