L'onda che respira: il Trattamento Craniosacrale

- 12/09/2010

I ritmi corporei si possono paragonare alle onde del mare, l’elemento da cui deriviamo: hanno una loro ampiezza e forza, che varia apparentemente a seconda del vento e della pressione atmosferica. Nel nostro corpo, il vento è rappresentato dagli atti respiratori e la pressione atmosferica dalla pressione sanguigna.
Come si sa, però, il movimento del mare e la dimensione delle sue onde sono determinati, anche e soprattutto, da energie profonde e celate, influenzate, come tutti i fluidi esistenti sulla terra, da forze celesti (la luna, in primis, anche perché più vicina alla Terra), portatrici di una grande forza e di un misterioso fascino: le maree.

Anche il nostro complesso e sofisticato organismo umano, sottoposto a ritmi vitali consci e inconsci, viene governato in profondità da sottili maree; tra esse, percepibili in condizioni di rilassamento e meditazione, esistono quelle craniosacrali.

Queste maree sono tre: la prima più superficiale e maggiormente percepibile, chiamata dal suo primo scopritore William G. Sutherland, “impulso respiratorio primario o craniale”, è quella che generalmente viene detta anche “onda craniosacrale” a cui faremo riferimento in questo libro. Essa si esprime con un ritmo che varia da 8 a 12 cicli al minuto.

In profondità troviamo due altri ritmi più lenti, intimamente collegati e correlati al primo: la “marea media”, che agisce maggiormente sui fluidi corporei e la “marea lunga”, che rappresenta il collegamento più intimo alla nostra essenza vitale manifesta, in quella che viene definita nel BCS la quiete dinamica. Essa rappresenta il nostro potenziale dinamico, quell’energia profonda del nostro essere da cui può nascere ogni forma. Il tema è molto ben espresso dal concetto di “vuoto” o “vacuità” nella filosofia buddhista. È quello stadio di profonda pace interiore in grado di generare salute e armonia. Questo raffinato meccanismo, oltre a sovrintendere tutti i principali sistemi corporei dell’uomo e di ogni mammifero e vertebrato che popola il nostro pianeta, rappresenta, come vedremo più avanti, il sottile ponte tra il mondo della materia e quello dello spirito.

Le tre maree vanno intese come un’unica entità che si manifesta a vari livelli, da uno più superficiale a uno più profondo. Come già accennato in precedenza in questo libro faremo riferimento principalmente all’impulso respiratorio craniale (tra le tre maree quella più superficiale) o onda craniosacrale. Tenendo ben presente, però, che quando andremo ad ascoltare la suddetta onda, anche su noi stessi, interagiremo direttamente con tutte le altre maree più profonde e saremo così in grado di stimolare la quiete dinamica all’interno di noi stessi. Questo ci aiuterà a rigenerare profondamente il nostro stato personale di salute.
Naturalmente, come avviene per le maree terrestri, quelle craniosacrali non sono così facilmente percepibili come altre vibrazioni corporee più tangibili; ma la loro manifestazione avviene attraverso sottili e delicati meccanismi corporei con una propria fisiologia ben precisa.
Per poter ascoltare il fluire dell’onda è assolutamente necessario acquisire un atteggiamento meditativo di ascolto. In effetti, il lavoro di bilanciamento craniosacrale si basa, fondamentalmente, sulla meditazione silenziosa, restando immobili; presupposto, forse, ancora più importante nel caso in cui il nostro obiettivo sia quello di trattarci da soli.

Estratto del libro Manuale di Auto Trattamento Craniosacrale, di Gioacchino Allasia e Marina De Cillis, pp. 17-18, Macro Edizioni (2009).

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