In viaggio verso la pace
Solidarietà in tempo di guerra
Margherita Gradassi - 20/07/2016
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Gli eventi di Nizza mi hanno lasciata per l'ennesima volta senza parole, mi hanno tolto per un attimo la terra sotto i piedi, sono andati a scavare nel senso di sicurezza che fa parte della nostra cultura.
Naturalmente il web si è scatenato a riguardo e mi è capitato di leggere qualsiasi cosa, ma la mia attenzione si è focalizzata su un punto fondamentale: la solidarietà, cos'è esattamente? voi la sentite? la provate? la conoscete? Il suo significato è guarda caso "un sostantivo che deriva dalla parola francese solidarité che ha come suo significato principale una forma di impegno etico-sociale a favore di altri" (Fonte Wikipedia).
Allora mi sono chiesta: perché esistono morti di serie B e morti di serie A? E' brutto da dire e il solo pensarlo è un tabù, ma è la realtà. Quando avvengono massacri in luoghi di guerra, o annegamenti di emigranti il dolore sembra quasi affievolirsi e disperdersi nell'etere; invece quando accade a connazionali o a paesi cugini il dolore si espande e per tutti è lutto! Perché? La morte è morte, il massacro è massacro e non ci sono uomini di serie B.
Ho provato a darmi delle risposte a riguardo.
In primis credo che la causa sia dei media: il focus che viene messo su alcuni fatti piuttosto che su altri, può scatenare un certo tipo di emozioni e idee. In fondo gli americani erano in maggioranza contro la guerra prima di Pearl Harbor ma poi... lo sappiamo tutti com'è andata.
L'altra ipotesi che mi sono data sono gli affetti che ci legano ai luoghi e alle persone che abbiamo conosciuto e voluto bene. Di conseguenza Parigi, Nizza, Bruxelles sono città che sentiamo vicine più vicine di città americane o africane a meno che non le abbiamo vissute o visitate, i nostri connazionali li sentiamo più simili a noi, e per questo forse proviamo più empatia con loro. Io stessa da piccola feci un viaggio nella ex-Jugoslavia, l'anno prima della guerra, e per questo rimasi sconvolta alla notizia di quello che stava accadendo durante i bombardamenti, pensavo ai bambini con cui avevo giocato e alle persone che ci avevano ospitato nelle loro case, probabilmente all'eta di 7 anni non mi avrebbe colpito così tanto la notizia se non fossi stata in contatto con quei luoghi.
L'ultima risposta che mi sono data nel sentire questa differenza di reazione nei confronti dei disastri è l'abitudine: esistono ahimé paesi che convivono con la guerra, la povertà e il dolore da ormai troppo tempo e per queste popolazioni c'è abitudine. Sì, lo so, è orribile doversi abituare a bombe, attacchi, morte e dolore, ma in una certa misura l'uomo si adatta e cerca di sopravvivere sempre, è un istinto direi animale. Con questo non sto giustificando nessuna violenza nei confronti di nessun essere vivente, ma voglio dire che noi non siamo abituati: nessuno ci ha detto che siamo in guerra, non viviamo in uno stato di allerta costante, non esistono coprifuoco e sirene, e per questo lo shock e lo sgomento sono più forti.
Qui ed ora io vi chiedo di ascoltare dentro di voi cos'è la solidarietà.
Dal dizionario è "Rapporto di comunanza tra i membri di una collettività pronti a collaborare tra loro e ad assistersi a vicenda: condivisione di pareri, idee, ansie, paure, dolori ecc..".
Io personalmente non condividerò la paura e l'ansia perché non mi fanno bene, ma condivido il dolore, quello si! Il dolore di aver perso qualcuno di caro, il dolore di vedere da troppo vicino la sofferenza, un dolore che tutti noi abbiamo conosciuto più o meno forte nella nostra vita, e questo ci rende solidali, empatici e amorevoli verso tutti, quel dolore che ci fa capire che non esistono morti di serie A o serie B, che ci tiene uniti contro la violenza e le privazioni, sia che avvengano in Europa che in altre parti del mondo, sia che siano a causa della natura che dell'uomo.
Questa solidarietà la possiamo esprimere ogni giorno nel nostro piccolo, nei gesti quotidiani, dalla casa al lavoro, verso i nostri parenti amici e vicini di casa, non aspettiamo di essere in guerra, di vedere la morte, di provare il gelido della paura, cerchiamo di esserlo sempre e comunque iniziando dalla persona che è a sedere al nostro fianco.
Sicuramente molti di voi non saranno d'accordo con quello che ho scritto: per molti esistono buoni e cattivi, e in un certo senso anche per me, ma il buono si può trasformare in cattivo in qualsiasi momento e il contrario. Quindi cercate dentro il vostro animo la bontà e l'amore più vero che avete e cercate di trasmetterli, trasmetterli e ancora trasmetterli perché solo così potremmo sconfiggere l'orrore!
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Categorie: Politica e Informazione
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