In compagnia dell’Arcobaleno
Elena Parmiggiani - 16/09/2013
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Sabato 29 giugno i coniugi Michel e Jude Fanton, autori de Il manuale per salvare i semi dell’orto e la biodiversità sono stati alla Fattoria dell’Autosufficienza per presentare il loro libro e sensibilizzare al salvataggio dei semi.
Salvare i semi per salvaguardare il futuro
Durante il workshop sui semi, i coniugi Fanton hanno raccolto fiori e semi dagli orti e poi hanno mostrato e spiegato in dettaglio piante e semi raccolti, dando suggerimenti e consigli per la raccolta e la conservazione.
Il messaggio fondamentale che queste due persone stanno trasmettendo è che tutti noi possiamo e dobbiamo dare un contributo alla salvaguardia della biodiversità e più che le banche dei semi possono fare le reti di persone, che insieme portano avanti o porteranno avanti un piccolo pezzo della nostra storia.
Sì, perché i semi non sono “solo” cibo.
I semi sono informazioni: del suolo, del clima, dei nutrienti disponibili, della piovosità, della fertilità, delle origini e del passato delle piante. Ma sono anche memoria del nostro passato, delle nostre migrazioni, delle nostre battaglie come specie umana contro la carestia, dell’adattamento della nostra specie ad ambienti nuovi e mai visti prima, della nostra pazienza nel selezionare varietà, nella creatività e ingegno.
Ripopolare l’orto di semi dimenticati
I Fanton hanno viaggiato molto, in tantissimi Paesi del mondo e con loro hanno portato un messaggio di consapevolezza e speranza ai popoli con cui sono entrati in contatto.
La battaglia contro la perdita di biodiversità dura da molti anni e la strada è costellata di esperienze molto belle e altre tristi, in cui abbiamo perso, specie dopo specie, varietà dopo varietà, il 90% dei frutti e dei vegetali usati dalla specie umana per la propria sopravvivenza e prosperità.
In tutto il mondo la tendenza è simile, siamo passati da 7000 varietà di mela a 5, dall’utilizzare piante spontanee in cucina (il preboggion di ligure memoria) a solo 5 o 6 verdure a foglia larga, di cui gli onnipresenti spinaci la fanno da padrone.
Ultimamente si sta riscoprendo l’orto, la coltivazione degli ortaggi e degli alberi da frutto, il salvataggio dei semi. Molte sono le iniziative di scambio semi in Italia, tra cui il famoso “mandillo” che si tiene in gennaio. Moltissimi sono gli orti comunitari, gli orti sinergici, gli orti di transizione, le coltivazioni sperimentali.
Cosa altrettanto fondamentale è che si stanno riscoprendo i sapori, il valore nutritivo delle verdure coltivate da sé e la bellezza di riscoprire le varietà usate un tempo come la prugna coscia di monaca o la pera cocomerina, il pomodoro da secco (da coltivare senz’acqua) o il chayote (zucca centenaria).
Si moltiplicano le feste e le celebrazioni di verdure che si consideravano estinte, si fanno finalmente pani di qualità ottima e digeribili con grani veramente antichi come il Gentil Rosso, senza dover pagare marche inventate ad hoc che fanno campagne di marketing sulla bontà del loro prodotto (ma del tutto simile ai grani moderni).
Si ricomincia a utilizzare e diffondere la pasta madre e con essa si ottiene il recupero di tempi e riti antichi, di modi che contagiano in modo benevolo la modernità.
Stili di vita che diventano sostenibili non è solo uno slogan, si può finalmente dire che ci si fa il pane in casa, il sapone, si mettono da parte i fagioli di lamon dello zio ottuagenario e ci si gode la fioritura della borragine nell’orto.
Poi si fanno i primi passi, si comincia con le cose più semplici, come un seme di pomodoro, per arrivare in compagnia di un arcobaleno di bustine autoconfezionate, magari recuperando quelle del tè e degli infusi oppure un origami di vecchi giornali, a tante varietà di piantine speciali a noi care da scambiare e da coltivare nelle stagioni successive.
Un seme è un sogno, pronto a nascere e ad avverarsi non appena le condizioni sono favorevoli.
Grazie a Jude e Michel e a tutti i seed savers del mondo, si possono conoscere molte informazioni su tantissime piante coltivate e salvare i propri semi è un primo passo alla portata di tutti.
I seed savers sono la musica del mondo!
Così li ha definiti Michel Fanton durante un’intervista rilasciata al Gruppo Editoriale Macro, parlando dei seed savers. Aggiunge la moglie, Jude, che i salvatori di semi: «Sono un terzo del mondo, vivono in piccole fattorie e preservano la biodiversità dell’agricoltura. Gli altri due terzi del mondo dipendono da loro proprio per la biodiversità che stanno salvando».
Si tratta di un compito molto importante, quindi, ma per niente difficile come spiegano ancora i coniugi: «Per diventare seed savers non servono abilità speciali, tutti lo possono fare. Si comincia con qualche seme piantato nel proprio orto, così si diventa salvatori di semi».
La rete di salvatori di semi, nata in Australia, si sta diffondendo a macchia d’olio anche nel nostro Paese, dove è attiva l’associazione di Civiltà Contadina (www.civiltacontadina.it), che con una piccola quota permette di ricevere dei semi in custodia da piantare e tramandare di generazione in generazione.
Più si è meglio è, perché, come fanno notare i Fanton: «Se per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, per preservare un seme ci vuole un’intera comunità di persone: i contadini, coloro che vendono i semi e i consumatori ».
Guarda l’intervista completa su www.youtube.com/user/macrogruppoeditori
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Articolo tratto dalla rivista nr. 34
Categorie: Autoproduzione e Riciclaggio creativo,Ecologia e Localismo,Ambiente
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