Il nuovo approccio olistico alle malattie degli animali
Scegliere come curare il nostro animale domestico e a che veterinario affidarlo può fare la differenza per la qualità della vita dei nostri amici pelosi
Stefano Cattinelli - 30/01/2017
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La medicina veterinaria italiana, al pari di altre professioni, sta attraversando un momento di profonda trasformazione.
Il modello di cura che percepisce l’animale (e la natura in generale) come una macchina e che identifica il medico veterinario come un meccanico che deve aggiustare la macchina rotta è destinato ad essere sostituito da un modello che invece riconosce la perfezione, rispetta la complessità e l’infinita saggezza di questa “macchina”.
L’immagine della macchina che si rompe viene sostituita da quella di un organismo complesso, inserito in un contesto altrettanto complesso i cui funzionamenti sono regolati da leggi cosmiche e universali.
Finalmente la macchina si trasforma in un vero organismo vivente e il veterinario può studiarne le sagge leggi che ne regolano il funzionamento.
La forza di guarigione innata
Samuel Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia, ci dice che l’organismo animale (come quello umano) contiene in sé una coscienza intelligente che lui definisce Vis medicatrix naturae. Con questo nome latino Hahnemann identifica una forza (Vis) della Natura (naturae) in grado di portare la guarigione (medicatrix).
Questa forza è presente, come “pacchetto” dato in dotazione, fin dagli inizi dei tempi in ogni organismo vivente.
Quando parliamo di interventi terapeutici, di qualunque tipo essi siano, che mirano a migliorare la salute dei nostri animali ogni medico veterinario dovrebbe tener conto dell’esistenza di questa Forza affinché i suoi atti possano essere di sostegno ai meccanismi che si innescano per la guarigione e non, come il modello “meccanicista” insegna, sempre e solo contro.
A questo proposito conviene spendere due parole sul concetto della così detta soppressione dei sintomi: con questo termine si indica l’approccio terapeutico che tende a combattere, ad andare contro, ad uccidere, e quindi a sopprimere, ogni sintomo che l’organismo manifesta ritenendolo, per questo, un errore, un difetto della macchina.
L’atto della soppressione dei sintomi, attraverso l’uso di farmaci chimici non fa altro che dirigere verso l’interno la malattia inducendo patologie diverse, una dopo l’altra, sempre più complesse e difficili da curare.
Facciamo un esempio: l’applicazione esterna di pomate al cortisone. Se noi consideriamo la pelle come un organo in grado di eliminare tossine (attraverso il sudore – nel cane e nel gatto le ghiandole sudoripare sono presenti solo sotto i cuscinetti – forfora, sebo, muta ecc.) e la patologia locale (ad esempio la dermatite) come una manifestazione periferica di un male ben più profondo, capiremo che l’applicazione topica di pomate per risolvere il problema locale, non ha senso.
In effetti mediante le pomate cortisoniche, la cute rapidamente sembrerà guarita ma, con il passare del tempo saranno colpite altre sedi, oppure il problema di pelle si ripresenterà e il paziente si trasformerà in un paziente cronico. Questo insegna l’omeopatia e questo è stato osservato infinite volte dai numerosi veterinari che si occupano di medicina alternativa.
La pelle è un organo che elimina le tossine. Le tossine che sono dentro vengono eliminate attraverso la pelle. Io posso metterci un tappo e bloccare la fuoruscita di queste tossine o posso indagare su quali, quante e dove sono localizzate queste tossine.
La prima scelta è tipica del modello meccanicista-scientifico, mentre la seconda è quella che fa il veterinario “olistico”. Sta ora alla persona che vive con il suo animale scegliere come curarlo. Il modello scientifico ritiene l’organismo animale una macchina senza intelligenza e non si occupa delle “tossine”, e dunque, non riconoscendole, non va neppure a cercarle.
Al contrario il veterinario olistico è indirizzato ad evitare che l’animale nella sua vita accumuli tossine. Ecco perché tende a fare meno vaccinazioni possibili riconoscendo che nelle vaccinazioni ripetute ad oltranza, senza tra l’altro tenere conto della specifica individualità, l’animale accumula tossine.
L’alimentazione più adatta
E lo stesso tipo di ragionamento lo fa per l’alimentazione industriale. Nessun medico si sognerebbe di consigliare di farci mangiare ogni giorno il medesimo cibo e per di più confezionato o prodotto dall’industria alimentare.
A noi umani viene detto di nutrirci di cibi diversi e freschi, di variare affinché si possa avere accesso alla complessità di tutti i principi nutritivi presenti nel cibo. E perché non dovrebbe essere così anche per i nostri animali? Perché anche loro non dovrebbero avere accesso ad una alimentazione varia e fresca?
Il veterinario olistico dà un valore massimo all’intossicazione dell’organismo animale e quindi ogni suo gesto è indirizzato a migliorare la vita dei suoi pazienti “alleggerendoli” dalle tossine. Più tossine immetto nell’organismo animale più l’animale si sentirà appesantito. Più lo carico di vaccinazioni inutili, farmaci chimici e cibo industriale e più lo appesantisco.
La responsabilità della persona che vive con il suo animale sta nel decidere il modo di curare il suo animale, scegliendo di conseguenza il suo veterinario di fiducia.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 47
Categorie: Critica al Sistema Sanitario
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