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Il dolce far niente

L’importanza del gioco libero e del “tempo della noia” per lo sviluppo armonico del bambino

Marianna Gualazzi




Baby English, pre danza, propedeutica musicale, nuoto: molti bambini che frequentano la scuola materna sono occupati più di due pomeriggi a settimana nelle cosiddette “attività”.

Con l’ingresso alle elementari le attività extra-scolastiche aumentano di pari passo con le richieste che la scuola e la società impongono a genitori e bambini, i quali, da subito, devono dimostrare di essere super-performanti e di saper stare in un mondo competitivo.

Noi genitori li scarrozziamo sin da piccolissimi da un luogo all’altro della città, cercando di incastrare i nostri impegni, con quelli del primogenito e del fratello minore. In un ménage familiare che diventa sempre più complesso, la merenda si fa frettolosamente in auto nel tragitto da scuola alla piscina, i compiti sono l’ultima fatica della giornata, prima della cena, di un po’ di televisione e della messa a letto. E la mattina la sveglia suona di nuovo alle sette e si ricomincia.

Viene da chiedersi quando genitori e figli abbiano la possibilità di passare un po’ di tempo in santa pace insieme e soprattutto quando i bambini abbiano il tempo di giocare, di non far niente, o di far cose da bambini che a noi sembrano niente, ma che per loro sono importanti.

Giocare è fondamentale per lo sviluppo armonico del bambino dal punto di vista psicofisico e relazionale, come mi racconta Marcella Ortali, pedagogista e psicomotricista che lavora con il gioco e sul gioco:

«I miei bambini mi chiamano “la maestra dei giochi”, ma io preferisco immaginarmi come un calzolaio che, dopo aver studiato i piedi di ciascun bambino, gli prepara scarpe su misura in modo da dargli la possibilità di camminare comodo e sicuro per le strade della vita».

Marcella, come sai sono mamma di tre bimbi e molto spesso mi trovo a dover far seguire ai miei cuccioli i ritmi e gli orari di noi adulti: quante volte in una giornata mi ritrovo a dire loro di far presto, di sbrigarsi, che non c’è tempo… In cosa si differenzia il tempo degli adulti da quello dei bambini?

Ciò che differenzia il tempo dei bambini dal tempo degli adulti è lo spazio concesso al tempo della scoperta!

Gli adulti vivono freneticamente, corrono da un luogo all’altro con la convinzione di non avere più nulla da scoprire, di attraversare spazi e tempi conosciuti. Il bambino, invece, affronta ogni cosa in maniera differente, per lui, il mondo che lo circonda è un mondo sempre nuovo che va scoperto e osservato.

A volte anche il semplice tragitto da casa a scuola, seppur fatto quotidianamente, diventa uno spazio nuovo, un tempo nuovo, per osservare e conoscere. Una farfalla che ieri non c’era, oggi c’è, una pozzanghera che ieri c’era oggi non c’è.

Questo fa sì che il tempo del bambino sia un tempo di scoperta e nel nostro essere frenetici non ci rendiamo conto che, a volte, ciò che togliamo loro è proprio questo.

Allo stesso modo la vita dei nostri figli, come la nostra, è precocemente costellata da tutta una serie di impegni. Facciamo un esempio di una settimana di un bimbo di terza elementare: la mattina c’è la scuola e avrà uno o due rientri pomeridiani; un pomeriggio ha musica, due pomeriggi pallavolo, forse un pomeriggio avrà il potenziamento di inglese e al sabato pomeriggio il catechismo. Una settimana degna di un top manager! E il tempo per il gioco? Un bambino di 8-9 anni ha bisogno di giocare?

Il bisogno di giocare non ha età, di conseguenza, anche un bambino di 8 o 9 anni ha bisogno, esattamente come un bambino più piccolo, di giocare. Ovviamente il modo in cui lo farà sarà diverso. Nel gioco il bambino dà spazio al racconto di sé, alla riflessione e alla metabolizzazione rispetto a ciò che è successo durante l’arco della giornata.

Lo spazio del gioco è uno spazio in cui lo sviluppo emotivo del bambino si sperimenta e si consolida. Stesso discorso vale per lo sviluppo dell’area cognitiva e, visto che parliamo di bambini di 8-9 anni, molte delle attenzioni saranno centrate sicuramente in questa area.

L’evoluzione del gioco nel bambino attraversa varie fasi, passa dal gioco senso-motorio a quello simbolico per arrivare, intorno ai 7-8 anni ai giochi con regole. Durante questa fase il bambino sarà interessato a scoprire e sperimentare giochi di socializzazione con regole condivise, ma anche giochi logici di sperimentazione in ambito più cognitivo e di apprendimenti.

E il non far niente? Perché è importante per i bambini, dai più piccoli ai più grandi, avere modo di sperimentare un tempo (e anche uno spazio) vuoto, non strutturato, che può anche essere il tempo della noia?

Il famoso tempo della noia! Partiamo dal presupposto che non amo definirlo come “il tempo del non far niente” perché questa definizione sminuisce la densità esperienziale di quei momenti.

Anche se può sembrare che il bambino non stia facendo niente, in realtà, sta facendo tantissimo! Sicuramente sta metabolizzando le cose che sono successe durante l’arco della giornata, probabilmente sta cercando un modo per riuscire a organizzarsi da solo, in più, sta gestendo dal punto di vista emotivo il senso di vuoto.

A me piace considerare il tempo della noia come uno spazio libero in cui si dà la possibilità a tutto ciò che è stato seminato nell’arco della giornata di attecchire e venir fuori.

Mi piace sempre riportare ai genitori l’immagine dell’orto per il quale c’è bisogno di seminare ma anche di lasciare, tra una piantina e l’altra, lo spazio adeguato per germogliare nel migliore dei modi. È solamente in uno spazio vuoto che avremo modo di crescere e venire fuori, al contrario, uno spazio pieno non dà possibilità di crescita.

Qual è la relazione tra gioco solitario e creatività?

La relazione tra gioco solitario e creatività è direttamente collegata al discorso che facevamo prima riguardante la maggiore possibilità di “venir fuori” all’interno di uno spazio vuoto.

I bambini di oggi sono sempre più abituati ad avere tutto pronto, già strutturato e organizzato, lasciati da soli si trovano in difficoltà.

È in questi momenti che prende forma e si “allena” un’abilità che prende il nome di “progettualità ideativa e organizzativa”.

La creatività, secondo me, è un’abilità sottovalutata, in realtà è una componente che sta alla base dell’elasticità mentale essenziale anche negli apprendimenti scolastici.

Queste sperimentazioni il bambino riesce ad attivarle solo nel momento in cui è lasciato da solo, perché se si trova sempre in attività già organizzate e strutturate ciò che metterà in atto non sarà una vera e propria creatività ma, più che altro, la risposta a una richiesta.

Come possiamo favorire, in pratica, lo sviluppo di questo tipo di creatività nei nostri bambini?

Per stimolare la creatività nei bambini non c’è una regola generale perché ogni bambino è diverso.

Il concetto che cerco sempre di passare a genitori, insegnanti o educatori è quello di partire da una situazione di ascolto e osservazione. Porsi in uno stato di osservazione del bambino che abbiamo davanti ci mette nelle condizioni di conoscerlo meglio, di capire quali sono i suoi interessi e cercare di dare le risposte e gli stimoli più adeguati al suo interesse.

Anche nelle proposte che partono da noi dobbiamo, in realtà, partire da chi abbiamo davanti. Un’altra cosa che amo consigliare è limitare l’utilizzo di giochi preconfezionati per i quali è richiesta semplicemente una risposta adattiva a una domanda predefinita; piuttosto è meglio cercare di aumentare l’utilizzo di materiali comuni che stimolano nel bambino una maggior creatività e iniziativa come per esempio: cartoni di latte, carta delle uova di Pasqua, rotoli di scottex, vecchi vestiti e stoffe colorate, divani, cuscini, tavoli, lenzuola.

Stessa cosa per le attività all’esterno: cercare di sfruttare quello che la natura ci offre aiuta ad avere sempre “giochi” nuovi a nostra disposizione. Cerchiamo di portare sempre di più i bambini all’aria aperta a raccogliere sassi e foglie, a giocare con i suoni della natura, a guardare le nuvole e indovinarne le forme e chi più ne ha più ne metta!

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 50


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Categorie: Naturalmente bambini e genitori





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