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I Tesori da Salvaguardare

Francesco Rosso - 27/07/2012




Le crisi di varia natura che stiamo affrontando in questo periodo sono vissute male da molte persone. Io credo invece che siano un bene per l’umanità e la Terra perché la crisi economica e finanziaria potrà condurci a un nuovo mondo più equo e giusto, una volta crollato questo sistema, mentre quella energetica ci costringerà a convertirci alle rinnovabili, a dichiarare meno guerre per l’accaparramento dell’energia e a ridurre l’inquinamento. Quando si parla di privatizzare l’acqua o brevettare le sementi sono invece maggiormente preoccupato. Vivere senza soldi è possibile. Vivere senza petrolio è possibile. Vivere senza acqua e senza cibo no, nessuno è ancora in grado di farlo. 

Privatizzare l’acqua

L’acqua deve essere un diritto garantito a tutti. Ho la fortuna di vivere in un posto ricco di acqua: la mia azienda agricola e un’altra decina di aziende e famiglie nei dintorni, avevano acqua da sempre gratis, attinta dalle sorgenti dei nostri terreni. Un giorno il Comune decide di dare l’acqua del territorio in gestione a una nota società privata per vendere quella stessa acqua – che fino a ieri era gratis per tutti – alle aziende, quantificando la fornitura erogata attraverso l’installazione di un contattore. Sembrava che volessero fare di tutto per toglierci questo bene prezioso, ma alla fine, la forza della comunità ha prevalso sugli interessi di pochi privati: grazie alla creazione di un consorzio per la gestione dell’acquedotto, all’installazione di un impianto a norma – costato diverse migliaia di euro – e altri lavori di adeguamento, siamo riusciti a far in modo che l’acqua rimanesse un bene per tutti e non diventasse una merce.

Per tanti altri però non è andata allo stesso modo: da un giorno all’altro famiglie e aziende hanno visto spuntare contattori e arrivare bollette molto salate. In Italia, a seguito della privatizzazione della gestione degli acquedotti, a differenza di quello che è stato promesso da più parti, il costo dell’acqua è cresciuto costantemente mentre il servizio non è quasi mai migliorato, anzi in molti casi è addirittura peggiorato. Le stime attuali ci dicono che già oggi più di un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile sicura, che 5000 persone al giorno muoiono a causa dell’acqua insalubre e che nel 2030 la carenza di acqua potrebbe colpire 4 miliardi di persone, ossia metà della popolazione mondiale. Le multinazionali conoscono molto bene queste stime e con la complicità dei governi di tutto il mondo stanno cercando di accaparrarsi quanta più acqua possibile per aumentare sempre più i propri utili a scapito della popolazione che dovrebbe godere dell’acqua di diritto.

OGM e perdita di biodiversità 

Secondo la scienza, tuttavia, quello che ci deve far più paura oggi non è la perdita di acqua quanto quella della biodiversità. Un mammifero su quattro, un uccello su otto, un anfibio su tre è a rischio estinzione. Le specie stanno scomparendo a un ritmo 1000 volte superiore a quello naturale compromettendo gli ecosistemi che permettono la vita sulla Terra. A causa dell’agricoltura industriale, non solo si estinguono specie selvatiche, ma sono già spariti tre quarti delle varietà di sementi selezionate in millenni di agricoltura.

Il simbolo dell’agricoltura industriale di oggi sono gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), pensati per rendere i popoli ancora più dipendenti dalle multinazionali, interessate unicamente al proprio business, che riscuotono il diritto di brevetto a ogni ciclo riproduttivo della pianta, riuscendo in questo modo a controllare il mercato globale del cibo. Per rendersi conto di quello che combinano queste aziende, basta prendere ad esempio la Monsanto, leader mondiale nella produzione di OGM, nonché una delle aziende più controverse della storia industriale. Dalla sua fondazione nel 1901, la multinazionale di Saint Louis ha accumulato diversi processi a proprio carico, a causa della tossicità dei prodotti che impone al mercato. Negli anni è stata accusata di negligenza, frode, attentato a persone e cose, disastro ecologico e sanitario e utilizzo di false prove. 

Eppure Monsanto continua inspiegabilmente a vendere i propri semi brevettati in tutto il mondo contribuendo all’impoverimento della biodiversità. Il problema causato dagli OGM è duplice: in prima battuta rendono i contadini dipendenti dalle multinazionali. Infatti, i semi non possono essere riprodotti, ma devono essere acquistati ogni anno pena la denuncia per violazione del brevetto. Va anche detto che normalmente le piante OGM sono volutamente sterili, quindi non sarebbe neanche possibile riprodurle. In più gli OGM acutiscono ancor più il problema della perdita di biodiversità perché sono sempre coltivati in monocultura. Basti pensare al prodotto OGM più diffuso al mondo: la Soia Roundup ready di proprietà sempre della Monsanto. Roundup ready vuol dire letteralmente che la soia è pronta per ricevere il Roundup, un potente erbicida. Dopo aver seminato il contadino distribuisce il Roundup (che gli viene venduto dietro promessa che in questo modo la soia crescerà bella rigogliosa) e ogni altra forma di essere vivente diversa dalla soia muore. Qualsiasi biologo sa benissimo che un tipo di agricoltura di questo tipo renderà ben presto il terreno un deserto, eppure coloro che si dichiarano pro-OGM continuano a sostenere l’innocuità di tale prodotto. 

Qual è la situazione degli OGM in Italia? 

I Paesi che fanno maggiore uso di OGM sono USA, Brasile e India. In Europa le uniche coltivazioni permesse sono il mais Mon810 e la patata Amflora (al momento queste coltivazioni non sono permesse in Italia) anche se in gran parte dei Paesi europei non si coltivano OGM. Questo però non vuol dire che ne siamo liberi: infatti ne importiamo grandi quantità dai Paesi produttori, soprattutto per l’alimentazione degli animali. Il Paese in Europa che utilizza maggiormente le sementi OGM è la Spagna mentre la Danimarca, così come molti altri stati, è fermamente contraria. Sconcertante è che sull’utilizzo dei prodotti OGM all’interno dell’Unione Europea non ci sia alcun obbligo di riportare l’informazione in etichetta, il che equivale a dire che non sappiamo se anche noi stiamo mangiando prodotti OGM o meno (per onestà devo dire che a volte è riportato nelle etichette. Per esempio pochi giorni fa sono andato al consorzio agrario e su alcuni mangimi era riportato a chiare lettere “contiene ogm”. Ho chiesto un prodotto senza ogm e avevano solo un tipo di mangime misto, molto caro, con riportato in etichetta ogm free). Nel nostro Paese sia le Regioni che le principali associazioni di categoria degli agricoltori (Coldiretti e Cia) si sono dichiarati contrari agli OGM, portando avanti una ferma opposizione nei confronti di queste coltivazioni e una decisa richiesta al governo di opporsi agli OGM, nel rispetto della clausola di salvaguardia prevista dalla normativa europea. 

La banca dei semi al Polo Nord

Il 26 febbraio del 2008 è stato ufficialmente inaugurato “il deposito sotterraneo globale di semi di Svalbard”, in un remoto arcipelago artico delle isole Svalbard, con la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del “patrimonio genetico tradizionale” delle sementi.

I finanziatori dell’opera sono proprietari di multinazionali, governi e aziende private. L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è di garantire il completo affidamento fiduciario della maggior parte delle 21 colture più importanti della Terra, quali il riso, il mais, il frumento, le patate, le mele, la manioca, il taro e la noce di cocco con le loro varietà, garantendo così la diversità genetica. 

 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 29


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