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Gruppi d'Acquisto Solidale Crescono

"Oramai i Gas non si possano più considerare semplicemente un movimento informale perché alcuni di essi danno lavoro a molte persone - produttori e non solo- e quindi hanno un’impronta economica sul territorio".

Cinzia Sani - 17/10/2010




Attraverso le parole della gasista Cinzia Sani, vi proponiamo il resoconto del convengo Gas-Des (Distretti di Economia Solidale) di Osnago del 5 giugno scorso, pubblicato su "A tutto GAS", nuovo giornale gratuito dei Gruppi d'Acquisto Romagnoli.


I Gruppi d'acquisto solidali sono decisamente in una fase di sviluppo: dal 2004  il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale in tutta Italia (si parla di una crescita da 100 ad 800 Gas ufficiali).  Oramai i Gas non si possano più considerare semplicemente un movimento informale perché alcuni di essi danno lavoro a molte persone - produttori e non solo- e quindi hanno un’impronta economica sul territorio.

I Gas cominciano ad organizzarsi in Res (Reti di economia solidale) e Des (Distretti di economia solidale) relazionandosi anche con altri soggetti - strutture dell’equo solidale, finanza etica, ecc. - con un approccio non più esclusivamente consumocentrico, ma creando progetti di ampio respiro in grado di influire sul territorio e di cambiarlo.

In rete con il commercio equo
Durante il convegno si è svolto un confronto fra rappresentanti del mondo dei Gas e di quello del commercio equo solidale. Sono emersi punti problematici comuni ad entrambe le realtà come: ottenere prezzi equi e dignità per i produttori, creare una filiera solidale ed un nuovo sistema economico, assicurarsi più volontari (i volontari sono spesso le stesse persone per entrambe le realtà), gestire al meglio gli ordini. Per entrambe le realtà è un momento di transizione.
Sono stati individuati anche punti di contrasto e di discussione: filiera corta (Gas) contro filiera lunga (commercio equo sol.), sobrietà nel consumo (Gas) contro spinta al consumo (commercio equo sol.), beneficiari locali (i soci Gas e i produttori locali) contro beneficiari lontani (coop. aderenti al commercio equo sol.), conoscenza diretta del produttore (Gas) contro conoscenza indiretta del produttore (commercio equo solidale).
Infine sono stati presentati progetti congiunti: vendita di prodotti del commercio equo solidale nei Gas e viceversa, applicazione dei criteri Gas al commercio equo solidale e viceversa. Durante il convegno ci si è occupati anche dell’aspetto finanziario dell’economia solidale.

Sono emerse due questioni fondamentali: il denaro nei Gas è un tabù ? Se dobbiamo comunque fare i conti con i soldi e la finanza, quali strumenti utilizzare?
I soldi sono percepiti come una questione individuale e molto privata per cui se ne parla poco, si tende ad evitare il discorso anche all’interno dei Gas.
I gasisti, essendo più propensi ad un consumo sobrio, tendono a dare al denaro e a ciò che gli gira intorno una connotazione negativa legata alla perdita delle relazioni umane. Per i gasisti la finanza etica è spesso una sconosciuta ed è vista come ostica e lontana, non rendendosi conto invece del proprio potere e delle proprie possibilità: i loro soldi possono essere utilizzati per finanziare produttori meritevoli (vedi es. Biocaseificio Tomasoni, salvato grazie al finanziamento della cooperativa finanziaria solidale MAG2 e ai pagamenti anticipati sugli acquisti dei Gas della Lombardia). Inoltre il solo utilizzo del denaro per comprare biologico invece che commerciale è già un atto di finanza, un cambiamento che puė influenzare la politica oltre che l’economia. Occorre perciò riappropriarsi della finanza, creare prodotti finanziari ad hoc per gasisti e produttori, imporre nuove regole finanziare il cui obiettivo non sia solo il profitto, ma la creazione di lavoro e prodotti equo-solidali.

 

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Categorie: Politica e Informazione,Decrescita,Ecologia e Localismo







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