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Giocare nella natura

Come favorire una crescita sana ed equilibrata per i nostri bambini attraverso il gioco libero nella natura

Nadia e Giacomo Bo - 17/10/2011




La maggior parte degli adulti ricorda con piacere – e con un pizzico di nostalgia – quei momenti dell’infanzia in cui, spensierati, si giocava all’aria aperta, nei campi, tra i ruscelli, nei boschi, con cose semplici e naturali: ci si costruiva un rifugio, si andava a “caccia” di animali, si rubavano le ciliegie sull’albero del vicino, e così via.
Quella generazione di bambini, anche se nati e cresciuti in città, avevano mantenuto un rapporto con la natura, condizione e realtà per la quasi totalità dei loro genitori quando erano stati bambini. Anche il semplice giocare al pallone rappresentava comunque un’attività all’aria aperta. In casa non c’era molto da fare: non c’era la televisione, i videogiochi, i cellulari e tutta la tecnologia moderna. C’erano anche pochi giochi in generale. E allora tutti fuori, fino a tardi!
Oggi lo stile di vita è profondamente cambiato. La natura appare sempre più distante e viene vissuta con una sensazione di estraneità e pericolo. La gente si fida poco, ad esempio, dei cibi semplici, come la frutta e la verdura fresca, e preferisce gli stessi confezionati in scatola, sterilizzati e asettici, già precotti o surgelati. “Non ti fidare del contadino” si sente spesso dire.

Città, televisione e sedentarietà?
Nelle grandi città i bambini stanno perdendo il senso della natura. A Milano ad esempio hanno intervistato dei bambini delle elementari chiedendo loro da dove venisse il latte, o le mele, e la risposta, unanime, è stata: «dal supermercato». Quali bambini oggi vanno ancora a catturare le lucertole, a raccogliere le mele o a vedere le lucciole, come bene dice Tiziano Terzani nel suo libro Un altro giro di giostra?
Come passano il tempo i nostri bambini? Per la maggior parte facendo i compiti. Oggi la scuola, per la necessità di rispettare programmi didattici sempre più esigenti, ‘carica’ gli alunni di compiti e di attività pomeridiane.
Il tempo rimanente viene speso davanti alla televisione o al computer, con i videogiochi. I bambini si ritrovano stressati e sentono il bisogno di ‘scaricarsi’ sparando con un videogioco, oppure guardando ininterrottamente la televisione. Non hanno più la forza – e la voglia – di uscire da casa, di chiamare gli amici per una partita a pallone.
Così, passano ore e ore immobili, mangiando merende caloriche: non stupisce il fatto che ormai il 30% dei giovani sia sovrappeso o obeso.
Perdere il contatto con la natura non è solo una questione di peso; è tutta la vita che diviene irreale. I bambini si abituano a vivere secondo i modelli che la televisione propone loro, come se la vita fosse un videogioco, o un film a puntate. Basta osservarli mentre si relazionano con i coetanei: sono dei dischi rotti che ripetono all’infinito le dinamiche apprese dalla televisione.
Tutto ciò conduce a una vita sempre più irreale, sempre più lontana da ciò che dovrebbe essere. Il punto di arrivo è una profonda alienazione da se stessi. Si perde il contatto con il proprio corpo, con la fisicità naturale della vita, e si vive solo attraverso mezzi meccanici e tecnologici.

Tutti fuori a vedere le lucciole?
Possiamo ritornare alla natura? Certamente! Occorre però uno sforzo collettivo, che coinvolga prima di tutto i genitori. Non si può mandare il figlio al campeggio e noi rimanere a casa. Il giovane ha bisogno di modelli di riferimento, e i genitori sono i primi. Occorre ritornare un po’ indietro, a quando la domenica si partiva tutti per fare un pic-nic sul fiume, o in montagna, oppure quando si andava in vacanza in luoghi immersi nella natura. Ma si può fare anche di più: per chi ha un giardino esistono molteplici possibilità, dall’orto al frutteto.?E chi vive in città? Intanto tornare a mangiare cibi il più vicino possibile alla natura potrebbe essere un passo importante. Sembra una banalità, ma per il bambino è fondamentale anche solo sbucciare un frutto. E poi trovare il tempo di fare gite nella natura, tutti insieme, genitori e figli, all’avventura.
Gli sport dovrebbero essere praticati nella natura e non in palestra, altra invenzione per l’uomo pigro. Spesso di domenica si organizzano le cosiddette “fattorie aperte” dove è possibile visitare la fattoria, partecipare in parte alla sua vita, e tornare a casa la sera stanchi ma arricchiti da nuove esperienze.
Siamo convinti che con la buona volontà sia possibile trovare mille soluzioni. Come primo passo è importante comprendere che per il bambino la natura è una necessità evolutiva. Egli ha bisogno di crescere a contatto con quegli elementi che lo costituiscono, come l’acqua, la terra, il sole. Così facendo, cresce più sano fisicamente, mentalmente e spiritualmente e costruisce un rapporto con la vita più corretto e reale. Da grande forse lavorerà tutto il tempo in un ufficio, ma troverà sempre il modo di passare un po’ di tempo a contatto con la natura.
E allora fuori, tutti a vedere le lucciole!

 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 23


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Categorie: Ambiente


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