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Coltivare a casa

Graham Burnett - 14/11/2010





Abbiamo traslocato in una casa a schiera vittoriana, a Westcliff, nel 1994 e, armati di una copia del libro di Graham Bell The Permanent Culture Garden e dei volantini “Plants for a Future” (www.pfaf.org), abbiamo progettato di fare un prato abbastanza tipico di 17 piedi per 27 [un piede corrisponde a m. 0,3048 – N.d.T.], rivolto a nord; un sentiero asfaltato e un’aiuola grigio-verde li avevamo ereditati. I nostri “progetti” sul giardino includevano frutti, erbe e vegetali per completare il nostro appezzamento di terreno, ma volevamo anche farlo diventare un posto esteticamente gradevole e attraente per la vita naturale.
Nel giro di 18 mesi, il sentiero è stato fatto a pezzi per ricavarne pietre su cui camminare e un giardino roccioso. Abbiamo piantato alberi nani da frutta e cespugli, definito l’appezzamento di terreno per i vegetali, le erbe e fiori, costruito una serra con legname riciclato e vetro, scavato uno stagno naturale e costruito un contenitore per i vermi e un recinto-graticcio per tenere lontani i bambini dallo stagno e dai raccolti più fragili. All’inizio la produzione commestibile includeva la lattuga, le carote, i fagioli, le brassiche, i pomodori, il granoturco e la quinoa (!). Comunque, tali raccolti annuali sono poi stati soppiantati da quelli forniti dagli alberi e dai rovi (per esempio, mele, ciliegie, ribes nero, mela cotogna e loganberry, un cultivar di lampone e mora), nonché da piante rare perenni come il sedano di monte, l’acetosella, la barbabietola marittima, la cipolla gallese, il porro dai tre corni, l’asparago selvatico, la rucola selvatica, la melissa officinale, e così via.
I principi di etica e di progettazione della permacultura giocano un ruolo molto importante, nel nostro giardino, ma negli anni ho formulato anche queste tre “regole d’oro” per il paesaggista del “coltiverò il mio orto-giardino” o per l’orticoltore di transizione.
1. Non strafate – Mantenetevi all’interno dei vostri limiti fisici e finanziari. È meglio sviluppare accuratamente una piccola area; anzi, per i principianti, è meglio prendere una piccola area di terra invece che troppa e perdere poi l’entusiasmo.
2. Prendetela con calma – Osservate, imparate a seguire i ritmi delle stagioni e concedetevi il tempo di prestare attenzione all’esperienza e ai consigli degli altri; però non fatevi intimidire dalla scarsa fiducia o dall’inesperienza, che potrebbero portarvi a procrastinare indefinitamente. Non farete la cosa giusta al primo colpo, ma non importa. Ricordate che la persona che non ha mai sbagliato non ha mai imparato molto. E così avremo fatto la nostra giusta parte.
3. Divertitevi – Se considerate la creazione di un orto-giadino sostenibile più come un lavoro fastidioso che come un piacere, probabilmente non la dovete mettere al primo posto!
Vorrei far notare che non siamo per niente indipendenti dall’altro giardino o appezzamento di terreno accanto; tra l’altro, non è quello il nostro obiettivo. Invece preferiamo pensarci come parte di una comunità che ha fiducia in se stessa, che si avvale anche del supporto dei negozi locali, dei “mercati dei contadini”, della frutta e della verdura recapitate a casa ecc.; contribuiremo così sia all’economia locale resiliente che alla riduzione delle distanze per il trasporto.

Estratto del libro "Cibo locale" (p. 42), di Rob Hopkins e Tamzin Pinkerton, Arianna Editrice.


Graham Burnett, insegnante di permacultura ed editore, è membro della città di transizione di Westcliff e autore di numerose pubblicazioni, tra cui Permaculture: A beginners guide and Earth Writings. Per maggiori informazioni, visitate il suo sito: www. spiralseed.co.uk.

 

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Categorie: Decrescita,Ecologia e Localismo,Alimentazione e salute

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