Cellulari e salute: le buone abitudini ti salvano la vita
La pericolosità delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari è scientificamente dimostrata: Nicola Limardo ci spiega come proteggerci
La Redazione di "Scienza e Conoscenza" - 06/07/2016
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Professor Limardo La ringraziamo per il tempo che ci dedica in questa intervista. Lei è un esperto di fama internazionale relativamente all’interazione tra campi elettromagnetici e organismi biologici e oggi si parla sempre più della pericolosità dei campi elettromagnetici in cui siamo immersi. Ci può spiegare meglio cosa si intende per campo elettromagnetico e come viene generato?
Grazie a Voi per l’interesse nei confronti di un argomento che ritengo estremamente importante per la prevenzione della nostra salute. Per campo elettromagnetico si intende la combinazione di un campo elettrico e di un campo magnetico; esso è generato da un mezzo dotato di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. Nell’ambiente tale campo è presente ovunque, anche se i nostri occhi non riescono a vederlo. La sua pericolosità per la salute dipende da parametri “certi” e da parametri la cui incidenza può essere definita “variabile”. Tra i parametri che con certezza determinano la pericolosità dei campi elettromagnetici ci sono la tensione e la frequenza: più è elevata la tensione e più è intenso e quindi nocivo il campo elettromagnetico risultante, più è alta la frequenza e più è elevata la sua capacità di penetrazione nei tessuti. Per quanto riguarda i parametri con incidenza “variabile” ricordiamo la distanza dalla fonte di emissione e la “dose” ricevuta nel tempo, in modo diffuso o concentrato, in determinate aree del corpo.
È rischioso ricevere dosi di emissione di campi elettromagnetici in aree sensibili del corpo: appoggiando per esempio un’apparecchiatura che genera tali campi a contatto con la testa, specialmente se in radiofrequenza, la capacità di penetrazione è maggiore rispetto al campo elettromagnetico in bassa frequenza. Altri parametri “variabili” da non sottovalutare sono la durata dell’esposizione e la “dose” giornaliera ricevuta. Non possiamo non pensare subito al telefono cellulare, dato che vi sono tutte le condizioni di rischio per la salute: l’alta frequenza, il contatto con la testa, i tempi relativamente lunghi di esposizione nella stessa parte del corpo, le frequenti telefonate effettuate e ricevute durante la giornata. Tutto ciò può generare nel tempo un danno sanitario, ossia una malattia conclamata, come è stato confermato anche da una sentenza in Cassazione presso il Tribunale di Brescia.
Oltre al telefono cellulare, vi sono tantissime apparecchiature che emettono campi elettromagnetici artificiali: i ripetitori per telefonini o di trasmissione in genere, come i radar e i sistemi wi-fi, sono potenti emettitori di campi elettromagneticicon effetti di “elettrosmog” nell’ambiente esterno e confinato. Bisogna tenere in considerazione che il rischio di danno per la nostra salute è direttamente proporzionale al tempo di esposizione e alla vicinanza dal corpo alla stessa fonte di emissione elettromagnetica: ecco perché il telefonino è di gran lunga più pericoloso del suo ripetitore.
La relazione tra campi elettromagnetici e l’incremento o l’insorgere di alcune patologie è stata confermata dalla scienza ufficiale?
La scienza ufficiale considera i campi elettromagnetici “possibilmente” cancerogeni per l’uomo (rif. IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e ciò è dovuto al fatto che un “danno sanitario” sull’uomo riconducibile a una emissione elettromagnetica artificiale non può essere dimostrato con certezza, in quanto tale emissione non lascia traccia nel tempo (a differenza, per esempio, dell’amianto). Rimane certo il “danno biologico” inteso come danno alla cellula umana (perciò non patologia conclamata): si tratta di un “danno cellulare” prodotto quando l’apparecchiatura che emette campo elettromagnetico viene posizionata a contatto con le parti più sensibili del corpo (testa, cuore, organi genitali). Purtroppo ancora molti confondono il “danno biologico cellulare” con il “danno sanitario” o “danno biologico tessutale”, ossia malattia diagnosticata clinicamente, forse perché in molti ambiti come per esempio quello giudiziario, quando si parla di “danno biologico” si intende un danno che ha generato una malattia, senza specificare se il danno è una lesione a livello cellulare o una lesione più importante che rappresenta a tutti gli effetti un danno sanitario. In ambito medico/biologico invece per “danno biologico” si intende generalmente un danno che è circoscritto a singole cellule e che non implica necessariamente l’evolversi di un “danno sanitario”.
Se, ad esempio, alcune cellule venissero danneggiate dall’emissione elettromagnetica, le nostre difese immunitarie correrebbero in soccorso per “ripararle” (se poco danneggiate) o per consentire l’apoptosi (autodistruzione); se ciò non dovesse avvenire con successo e quindi alcune cellule danneggiate dovessero sopravvivere e manifestare variazioni delle proprie caratteristiche (cellule mutagene), nel momento in cui tali cellule iniziassero a moltiplicarsi, ecco che potrebbe sopraggiungere il “danno sanitario” o “danno biologico tessutale” (malattia conclamata ossia diagnosticabile clinicamente).
Quali buone abitudini nell’uso dei telefoni cellulari possiamo adottare per proteggere noi e i nostri cari?
È sufficiente seguire le indicazioni del Ministero della Salute e dell’ OMS nonché degli stessi produttori di telefoni cellulari, ossia ridurre al minimo le chiamate considerando il telefonino uno strumento di emergenza e non di utilizzo spregiudicato e tale consiglio è specialmente rivolto alle categorie più sensibili come bambini e malati. Se possibile, utilizzare il telefonino in “vivavoce” o con l’ausilio di un auricolare a filo, proprio per distanziare l’apparecchiatura dalla testa.
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